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R Recensione

6/10

Ma Mere regia di Christophe Honoré

Erotico
recensione di Pasquale D'Aiello

Pierre, che ha trascorso l'adolescenza con i nonni e non è ancora maggiorenne, raggiunge i genitori per le vacanze estive e si trova davanti a un matrimonio a pezzi, in cui padre e madre si odiano e si tradiscono reciprocamente. Il padre li lascia per tornarsene in Francia ma muore improvvisamente. La madre, Hélène, che per l'ingenuo ragazzo incarna la purezza profanata da un padre ripugnante, gli rivela una sessualità perversa e con l’aiuto dell’amante Réa lo trascina verso il sadomaso e l’incesto.

 

Tratto dal romanzo omonimo incompiuto di Georges Bataille, edito postumo negli anni '60. Respinto dal festival di Cannes e presentato in anteprima a Taormina. E' un film estremo che affronta alcune tematiche decisamente "fuori". Sarebbe una storia di un complesso edipico non risolto, di un ragazzo (Louis Garrel, gia' in The Dreamers), pervaso da delirio religioso, se, a complicare le cose, non intervenisse un ulteriore complesso, che potremmo definire "di Giocasta". Ma questo non e' tutto.

La madre (Isabelle Huppert), oltre a nutrire un'attrazione sessuale per suo figlio e' caratterizzata da un profondo desiderio sessuale verso gli uomini e le donne che trova soddisfazione per lo piu' in dinamiche e pratiche sado-masochiste in cui trova la complicita' di alcune giovani donne. Su questo quadro torbido, complesso fino all'eccesso, alla nausea, alla noia, domina, invincibile, il binomio Eros-Tanatos. Sarebbe difficile uscire indenni dal tentativo di narrare tutto cio' e, infatti, cosi' accade anche per il giovane regista, al suo secondo lungometraggio. Difficile giudicare un film che ha il compito di sconvolgere e disturbare in base alle sensazioni suscitate.

Al film resta il merito di testimoniare l'assenza della monade-piacere che esiste solo nella compresenza della sofferenza. In un'epoca (questa come quasi tutte) di benpensanti c'e' sempre necessita' di sconvolgere e turbare, di ricordare che la normalita' non esiste, che nel fondo dell'animo del genere umano si agitano pulsioni e turbamenti. Solo affacciandoci sul baratro dell'abisso possiamo conoscere e provare a capire. Capire cio' a cui non sopravviveremo e, per questo, effimero pur nel suo turbamento. Le grandi forze della natura non si dominano, solo gli eroi le combattono e, inevitabilmente, ne restano sconfitti.

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alejo90 alle 13:14 del 22 agosto 2012 ha scritto:

film noiosissimo che procede per accumulo di corpi nudi pensando di essere provocatorio. Ridicolo.