R Recensione

6/10

Kristy regia di Oliver Blackburn

Slasher
recensione di Fabio Secchi Frau

Justine è una studentessa esemplare del Verse College. Durante l’annuale pausa per la festa del Ringraziamento, il fidanzato Aaron torna dalla sua famiglia così come tutti gli altri ragazzi del college. Justine si ritrova sola all'interno dell'università e quando un giorno decide di prendere una pausa dallo studio e recarsi al supermercato per la spesa, si imbatte in una ragazza che fa parte di un gruppo responsabile di diversi omicidi che vengono caricati successivamente sul web. Le vittime sono ragazze che hanno una vita tranquilla e vengono marchiate con la lettera K, ovvero Kristy (letteralmente seguace di Dio). Justine sarà il loro prossimo obiettivo. Il college si trasforma così in un labirinto dove si lotterà per la sopravvivenza. Justine conquisterà le sue paure più profonde e ribalterà con astuzia i ruoli. Smetterà di correre e di nascondersi e inizierà a combattere per la sua vita. Si trasformerà da preda a predatore.

  Notte decisamente nera per Justine (Haley Bennett), vivace studentessa universitaria della provincia americana: rimasta sola nel campus durante il Ringraziamento, “abbandonata” da amiche e fidanzato, si annoia e ammazza il tempo come può, ma negli alloggi in cui vive, è calma piatta. Per fortuna (lei crede), ci sono le piccole faccende quotidiane che la tengono occupata: fare la spesa, per esempio. E, da un casuale incontro al supermercato più vicino, tutto cambia. All’inizio, parrebbe solo la sua immaginazione paranoica, ma poi effettivamente, scopre che qualcuno si è introdotto all’interno del campus. E quel qualcuno è assetato di sangue. In un attimo, l’edificio si trasforma in una prigione sbarrata e quella voglia di spezzare la noiosa solitudine di Justine diventa un incubo horror teso alla sopravvivenza.

  Lavorando su un plot canonico, il dotato Blackburn (Donkey Punch) cerca di sfruttare i sinistri elementi narrativi che ha a disposizione, nel tentativo di trasformare la cinepresa in uno strumento ansioso, creatore di inquietudine e immedesimazione. Non sempre ci riesce. Seppur accrescendo il senso di straniamento e angoscia e alternando gore a satanismo (coadiuvato dalla fotografia di Crille Forsberg), per la lentezza dello script e per il montaggio poco serrato, Kristy si impantana in qualche sequenza e non decolla. Come già sottolineato, gran parte degli intoppi sono dovuti alla sceneggiatura, un po’ pasticciata e non priva di cliché slasher, di Anthony Jaswinski (Vanishing on 7th Street, 2010), che sebbene sia tesa a sottolineare la casualità (perché tutto ciò che succede a Justine succede per caso e sarà proprio il destino a fare in modo che lei si trovi nel posto sbagliato al momento sbagliato, scatenando il gioco del gatto col topo) non riesce pienamente a graffiare lo spettatore, spaventandolo. Persino l’idea di base dell’opera: il satanista potrebbe essere chiunque, dalla compagna di stanza universitaria con il piercing e gli occhialoni da sole Anni Novanta ai tre ragazzi della confraternita con felpe tutte uguali, non entra pienamente nella mente di chi guarda il film, che è comunque migliore della media di thriller che vengono sputati fuori dal mercato americano quasi una volta al mese.

  Buona la performance della protagonista Haley Bennett che, attraverso le piccole interazioni con il resto dei personaggi, ben ritrae il personaggio di una normale studentessa. A farle da contraltare, la più oscura Ashley Greene, che però non riesce a essere minacciosa, neanche quando ci si mette.

  Se cercate puro intrattenimento, l’avete trovato. Kristy è il titolo giusto, ma non aspettatevi grandi cose.

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