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8/10

La Horde regia di Yannick Dahan

Horror
recensione di Gabriele Niola

La polizia non lascia che la morte di uno di loro rimanga impunita. Così dopo il funerale che apre il film l'azione che coinvolge gli spettatori è quella di un raid punitivo, poliziotti che agiscono in borghese e fuori dalla legge per andare a farsi giustizia dagli spacciatori che sanno essere responsabili. Penetrati di notte nel grande palazzo nel quale si annidano i responsabili e arrivati all'ultimo piano fanno partire una sparatoria furiosa interrotta solo da alcuni strani rumori e dal comparire di una sorta di morto vivente. Il primo di un'orda proveniente dalla città adesso in fiamme. I due gruppi si dovranno alleare per combattere i morti viventi che invadono il palazzo.

Film audacissimo che guarda ai morti viventi moderni (quelli che corrono), che fa morire subito uno dei personaggi che sembrano più carismatici, che con un rigore morale fuori dalla norma prende le parti dei morti viventi (maltrattati come i prigionieri di Abu Grahib) e che non esita a condannare prima gli uomini delle bestie. 

Girato con piglio francese e sogni hollywoodiani il film ha un gran ritmo e si dimostra grande conoscitore delle dinamiche del genere. Regala soddisfazione a palate agli amanti attraverso sangue, spaventi, uccisioni di massa, azione e topoi dell'horror ma sa anche andare a cercare delle strade parallele con l'inserimento della trama poliziesca con cui inizia, mette in ballo personaggi che spesso si discostano dal loro archetipo e non teme di dare valutazioni sul mondo.

Forse c'è un eccesso di autocompiacimento nel filmare scene appassionanti, dinamiche e plastiche alcune volte senza troppa armonia nel flusso filmico ma sono dettagli perdonabili. La Horde sollazza la pancia e la testa.

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