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5/10

Dead Snow regia di Tommy Wirkola

Horror
recensione di Alessandro Pascale

Un gruppo di giovani va in vacanza in una baita sperduta tra le montagne innevate della Norvegia. Ma non sa che la zona è infestata da maligne forze sovranaturali fedeli alla svastica nazista.

A leggere la trama sembra davvero una di quelle fregnacciate che ci si ricorda per tutta la vita. Zombie nazisti… Vien da snocciolare qualche luogo comune sul fatto che i giovani d’oggi non sanno proprio più cosa inventarsi… D’altronde dopo il notevole tam-tam mediatico che ha circondato l’accattivante film norvegese (!) la visione di Dead Snow era quasi obbligata per il sottoscritto, il quale sotto sotto manteneva anche una certa speranza di trovarsi di fronte a una comedy-horror di quelle davvero fatte bene, capaci di farti saltare dalla sedia e di lanciare pugni urlando al cielo dalla gioia!

Non le solite parodie stile Scary Movie insomma, si sperava altresì in un film che se anche non fosse stato sul livello de L’alba dei morti dementi (cosa alquanto improbabile, in quanto di capolavori simili non ne escono certo tutti i giorni, ne siamo coscienti) si trovasse perlomeno sui canoni di un piccolo cult demenziale come fu un paio d’anni fa Black sheep. E invece niente da fare…

Wirkola manca completamente l’obiettivo e Dead Snow è per larghi tratti un lento, noioso e convenzionale filmetto horror di provincia, reso appena compiacente dall’autoironia bazzicante qua e là (il fatto ad esempio che i protagonisti stessi si divertano a “guidare” lo spettatore ricordandogli i precedenti horror che la pellicola sembra citare) che però si scontra contro la mancanza di un getto umoristico trainante capace di far esplodere in sonore risate. Non si riesce infatti quasi mai a lasciarsi andare superando quel sorrisetto striminzito di circostanza tenuto in genere in caldo per lo humour inglese.

Così eccoli morire uno dopo l’altro i giovini della casa, e man mano che si va avanti la pellicola sembra guadagnare in forza e inventiva. Ma no che dico, diventa sempre più cialtrona e spudorata. E proprio per questo più avvincente e divertente. E allora ecco che a tratti (e ribadisco a tratti eh, sia chiaro!) spunta il genio di Edgar Wright, con i suoi dialoghi al limite tra il grottesco e il surreale, e le sue scenette più esagerate e inverosimili. Spuntano un cervello che saltella in cucina, intestini impigliati agli alberi, braccia tagliuzzate e palle morsicate da voraci soldatini. Notevole e aggraziato…

Peccato insomma ci sia persi così nella prima parte e non si sia voluto (potuto?) osare di più per tutto il film. Ne sarebbe venuto fuori quel delizioso equilibrio tra commedia demenziale e horror in grado di smontare i cliché di turno e di far capire quale debba essere la strada da portare avanti al posto delle sempre più insopportabili parodie scadenti di turno. L’operazione appare invece riuscita a metà e il voto finale ne è un’ovvia conseguenza.

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