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9/10

Il Giorno degli Zombi regia di George A. Romero

Horror
recensione di Fabio Venturini

Il mondo è ormai invaso da orde di zombi affamati. Un gruppo di sopravvissuti, composto da militari, scienziati e cittadini comuni, tenta di sopravvivere e di trovare un antidoto che permetta di avere il controllo dei morti viventi. Ma la convivenza sarà tutt'altro che semplice.

"He can't be that inhuman" "No, he's human. That's what scares me"

Siamo a metà anni '80 quando George A. Romero, reduce dal buon successo di Creepshow insieme a Stephen King (che anche in questo film non manca di citare mostrandone un libro), decide di tornare ad occuparsi della sua creazione: l'universo zombie. E ancora una volta l'universo zombie si rivela un brillante ed efficacissimo pretesto per attuare una feroce critica alla società contemporanea, con particolare attenzione per la società americana (è necessario ricordare che proprio nel 1985 Ronald Reagan si appresta ad iniziare il suo secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti). Dopo una brevissima introduzione, atta a mostrare una superficie terrestre ormai totalmente invasa dagli zombi, l'azione si sposta in una base militare sotterranea. E già  nell'utilizzo di uno spazio chiuso per la quasi totalità della pellicola si cela un forte messaggio socio-politico: la chiusura spaziale rappresenta sia la chiusura di una società fondata più che mai sulla paura (ovviamente con riferimento principalmente alla guerra fredda), sia l'impossibilità di abbandonare questa linea di pensiero, ormai irrimediabilmente radicata in ogni cittadino. In questo senso quasi iconica risulta la frase di John, il pilota: "È Dio che ci ha punti per esserci spinti troppo oltre", a voler rimarcare il raggiungimento di un ideale punto di non ritorno, e magari anche a criticare una razionalità umana che, se utilizzata in maniera errata, può portare a risultati decisamente negativi (tesi avvalorata dalla chiara contrapposizione con gli zombie, che si muovono invece per puro istinto, come rimarca anche il Dr. Logan. I personaggi che popolano la base militare, quasi a formare una mini-società sul modello di quella reale, possono essere idealmente divisi in due contrapposte fazioni (anche se, nella seconda parte del film, tale divisione diverrà realtà dopo l'ennesimo scontro verbale): da una parte ci sono i militari, persone violente, tiranniche, codarde, misogine ed egoiste; dall'altra vi sono comuni cittadini, all'interno dei quali Romero ha cura di porre una donna, un uomo di colore ed un messicano. L'impressione degradante che viene data dei militari è facilmente leggibile come una critica alla violenta politica estera della presidenza Reagan, attuativa di quel neoimperialismo deprecato da Romero. Nel mezzo, si colloca il Dr. Logan, personaggio ambiguo disposto a tutto pur di raggiungere il suo obiettivo, ovvero il controllo degli zombi. Gli zombi, certo. Il film si chiama Il giorno degli zombi, ma si sarebbe potuto chiamare "La notte degli esseri umani": una notte spirituale, ovviamente, che porta a quel sonno della ragione che, com'è noto, genera mostri. Perchè nel corso del film gli zombi si vedono molto meno di quanto ci si possa aspettare: nella prima ora quasi non compaiono se non nella sequenza iniziale, e solo nel finale avranno davvero un ruolo determinante. Ma se nell'economia della trama essi si ritrovano quasi ai margini, possiedono invece una valenza morale estremamente importante: rappresentano quella purezza impossibile da ravvisare negli umani, e che sullo schermo viene mostrata soprattutto da Bub, lo zombi del Dr. Logan che mostra una seppur primitiva capacità intellettiva, ed anche (e soprattutto) emozionale, di fronte al cadavere del dottore. Il finale chiude perfettamente il cerchio: i militari, ormai disuniti a causa del loro stesso egoismo, vengono divorati dagli zombi, mentre Rhodes, il loro Capitano, morirà per mano di Bub, ormai capace perfino di utilizzare con successo un'arma da fuoco. E in queste scene finali Romero, mostrando uno dei militari fare il segno della croce prima di uccidersi per non essere mangiato vivo, non manca di sottolineare l'ipocrisia di una società ben lontana dai precetti cattolici che afferma di seguire, precetti che sono stati traditi ed abbandonati per sposare la causa dell'odio e della violenza. Estremamente evocativa è poi l'ultima scena all'interno della base, con Bub che "omaggia" Rhodes, divorato dagli altri zombie, con il saluto militare. Il Giorno degli Zombi è un lucidissimo affresco della società degli anni '80 (ma non solo), che si distingue anche per la maestria tecnica con la quale è stato realizzato: il trucco tocca vette irraggiunte dai due episodi precedenti della saga, così come gli effetti speciali, che nulla hanno da invidiare a quelli, pionieristici, mostrati da Un Lupo Mannaro Americano a Londra quattro anni prima. In definitiva, una vera pietra miliare del cinema anni '80, in cui Romero, oltre che l'indiscusso Maestro del cinema zombie, dimostra una volta di più di essere un regista in grado di intrattenere, ma anche di portare lo spettatore attraverso un processo di consapevolezza e di ragionamento utile a comprendere il mondo nel quale vive: ed oggi più che mai, un cinema di questo genere deve necessariamente essere salvaguardato.

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