Molto Forte, Incredibilmente Vicino regia di Stephen Daldry
DrammaticoOskar è un bambino che ha perso il padre durante l'attacco dell'11 Settembre. Frugando tra le cose del padre Oskar ritrova una chiave che lui interpreta come indirizzata a lui. Il suo scopo conoscere l'ultimo messaggio lasciatogli dal padre
Tratto dall'omonimo libro di Jonathan Safran Foer. Sullo sfondo della storia c'è la tragedia dell'11 Settembre e ancora più in lontananza ci sono le tracce del bombardamento su Dresda. Questi eventi sono il male che si abbatte sugli uomini, senza ulteriori implicazioni politiche. E' la Storia che irrompe nelle vite comuni e con l'insensibilità che le è propria sconvolge il corso delle esistenze. E il parallelismo che si traccia tra questi due fatti è utile a liberare il film da ogni ambiguità politica che volesse sfruttare l'attacco alquaedista per rilanciare nostalgie imperialiste.
Oskar è un bambino molto intelligente, con qualche difficoltà di relazione e il padre (Tom Hanks) gli organizza delle complesse cacce al tesoro che lo costringano a comunicare con quante più persone possibile. Tra Oskar e il padre c'è un forte legame di amicizia e comprensione, tutti e due affascinati dai misteri, i viaggi e la scienza. Il giorno dell'attacco alle torri gemelle, quando lo schianto dell'aereo ha già chiarito che difficilmente quel giorno riuscirà a tornare a casa, il padre chiama a casa per salutare suo figlio. Oskar a casa, ascolta il primo messaggio in segreteria e comprende la drammaticità del momento e non ha il coraggio di rispondere al telefono. Il rimorso che lo afferra per non aver ascoltato l'ultimo saluto del padre sconvolge la vita del bambino, fino a quando nell'armadio del padre ritrova una chiave in un busta che ha tutta l'aria di essere un indizio lasciatogli dal padre per comunicargli qualcosa.
Da quel momento la missione del bambino diventa quella di conoscere l'ultimo pensiero dedicatogli dal padre, perchè solo questo potrà restituirgli un po' di serenità. E' una ricerca difficile che porterà il ragazzo per tutti i quartieri della sua città in un lungo viaggio nell'umanità newyorkese post 11 settembre. Una carrellata di personaggi che il regista dipinge con generosi cedimenti buonisti ma senza eccessi retorici nazionalistici.
Il lungo percorso compiuto dal ragazzo è un vero e proprio cammino di formazione che gli insegnamenti del padre riescono a suggerirgli anche dopo morto. Al termine del viaggio Oskar avrà trovato verità che non conosceva, perduto legami che lo immobilizzavano e costruito nuove relazioni.
E alla fine del film può echeggiare il verso della poesia di Kavafis : “Itaca t'ha donato il bel viaggio. Senza di lei non ti mettevi in via. Nulla ha da darti più E poter sentire quest'eco può anche far perdonare al film il velo di melodramma strappalacrime da cui ricoperto e considerarlo solo un peccato veniale.
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