V Video

R Recensione

6/10

Il Tuo Ultimo Sguardo regia di Sean Penn

Drammatico
recensione di Valeria Verbaro

Sullo sfondo della Liberia e della Sierra Leone devastate dalla guerra, il dottor Miguel Leon (Javier Bardem) e la dottoressa Wren Petersen (Charlize Theron) dovranno trovare il modo per salvaguardare la loro relazione e, in condizioni estremamente difficili, trovare il modo di conciliare opinioni e visioni del mondo totalmente opposte.

"Il tuo ultimo sguardo" è un film che nasce dall'interesse e dall'attivismo umanitario del suo cast artistico, ma sarebbe un errore pretendere in esso una trattazione esaustiva e profonda delle crisi o delle guerre in Africa. Nelle intenzioni della sceneggiatrice Erin Dignam, che avrebbe dovuto inizialmente anche dirigere il film, i complessi conflitti africani rimangono lo sfondo e il contesto di una intensa storia d'amore, vero centro emotivo della narrazione. La storia, infatti, non si focalizza su un paese in particolare; accenna alle crisi in Sudan, in Liberia e in Sierra Leone, fra il 2003 e il 2014, sfruttando una struttura temporale fratta, composta da flashback e salti spaziali, utili più a raccontare le fasi della relazione fra Wren (Theron) e Miguel (Bardem) che i conflitti stessi.

È indubbio che l'aspetto storico sia superficiale sebbene, comunque, non possa definirsi secondario. Oltre alla sceneggiatrice, infatti, sia il regista, Sean Penn, sia i protagonisti sono da anni coinvolti personalmente in varie iniziative umanitarie e le stesse ONG citate nel corso della narrazione hanno partecipato e sostenuto attivamente la realizzazione del film. Senza mai dimenticare il tema sociale di fondo, dunque, "Il tuo ultimo sguardo" dovrebbe essere un film molto potente, in grado di catapultare lo spettatore nelle condizioni estreme in cui nasce la relazione fra il dottor Leon e la dottoressa Petersen, un uomo e una donna opposti caratterialmente, fisicamente ed eticamente; due persone unite da un profondo e inestinguibile sentimento ma separate da visioni del mondo inconciliabili. Purtroppo però, nel complesso il film non funziona e in esso si riscontrano molte note stonate, elementi che probabilmente tradiscono le intenzioni iniziali. Innanzitutto il personaggio di Bardem, molto carismatico in teoria, è invece poco tratteggiato, sempre più sfumato nei contorni psicologici; si lascia raccontare dagli sguardi e dalle parole altrui, al punto che in conclusione è visto solo attraverso gli occhi della donna che lo ama. In questo caso diventa progressivamente eccessivo, forse, il punto di vista femminile della sceneggiatrice, in una storia d'amore che inizialmente sembra, al contrario, privilegiare un punto di vista universale, privo di caratterizzazioni di genere. Il dottor Leon, dunque, svanisce lentamente, lasciando Charlize Theron come unica protagonista. D'altro canto questo slittamento di prospettiva è evidente anche nella regia. La macchina da presa indugia sempre più sul bellissimo volto e sul corpo della Theron, regalandole e regalandoci degli stupendi primi piani in cui si percepisce pura emozione, pura bellezza. Con certezza si potrebbe affermare, quindi, che la vera storia d'amore narrata dal film è quella extra-diegetica fra il regista e l'attrice, compagni al tempo delle riprese. Appare, inoltre, imperfetta soprattutto la gestione del tempo e degli altri personaggi. Le due ore abbondanti del film sarebbero in realtà riducibili, non interamente necessarie alla comprensione delle vicende, mentre comunque nel montaggio finale rimangono troppi gli elementi lasciati ai margini e poco approfonditi, a partire dai personaggi francesi. Ellen (Adèle Exarchopoulos), superficialmente tratteggiata, da possibile e seria minaccia nella relazione fra Wren e Miguel è ridotta a un breve elemento di disturbo. Jean Reno è relegato a un misero quanto trascurabile ruolo collaterale che testimonia un imperdonabile errore di casting o comunque un'occasione sprecata da Penn e dalla produzione - che avendo scritturato un tale attore, non sono stati poi in grado di inserirlo adeguatamente nel film.

In conclusione, tuttavia, Il tuo ultimo sguardo ha un grande merito, almeno dal mio punto di vista, di cui mi assumo ogni responsabilità. In forma romanzata e molto leggera rispetto alla realtà, infatti, esso pone l'accento sul durissimo lavoro delle ONG e pone lo spettatore di fronte all'orrore - seppur in minima parte - da cui fuggono i rifugiati africani. Un film come questo, soprattutto in Italia, aiuta a familiarizzare con il lavoro e, banalmente, persino il logo dell'UNHCR; aiuta a comprendere e ad apprezzare il sacrificio dei volontari, ma soprattutto la sofferenza e il coraggio di chi decide di scappare dal quelle terre martoriate.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo film. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.