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6/10

Tokyo Decadence regia di Ryû Murakami

Drammatico
recensione di Maria Paterno

 

Ai è una ragazza squillo per una agenzia di accompagnatrici di Tokyo. Schiacciata dal meccanismo di cui è parte e dal disprezzo di sé, Ai cercherà per un'ultima volta di ritrovare l'amore per un celebre artista (Satoh) di cui è ancora innamorata chiedendo consiglio ad una fattucchiera. Ma l'anello che le consiglierà di portare, il topazio rosa che dà il nome all'opera, non servirà a recuperare il tempo perduto e il suo posto nella società. All'arrivo a casa di Satoh, con un vestito simbolicamente macchiato nel tragitto, la troverà vuota.

 

Tokyo Decadence, tratto dall’omonimo romanzo del giapponese Ryu Murakami, uscì nel 1992 e fu diretto dallo stesso Murakami. Premiato al Festival di Taormina con il Cariddi d’Argento, è musicato da Ryuchi Sakamoto. Per la notevole quantità di scene estreme, la sua distribuzione è stata vietata in Sud Corea e Australia. In Italia il film è distribuito in una versione accorciata di circa 30 minuti.

Già dalle prime inquadrature si intuisce la scabrosità della pellicola, che, nonostante la pressoché associazione alla cruda pornografia, risulta filtrata da ogni sorta di volgarità, per dare spazio al manifesto di una società malata. Ai è una giovane prostituta, che lavora per una agenzia di accompagnatrici di Tokyo. Attraverso il suo sguardo tristemente ingenuo e dolcemente disperato, osserveremo le umiliazioni violente, goffe ed estreme, che le infliggeranno i suoi clienti: uomini d’affari e di prestigio, che, all’ombra della bubble economy, sfogheranno le proprie frustrazioni nel sesso a pagamento e nel sadomasochismo.

Ai tenterà di cambiare il proprio destino, nonostante il disprezzo per sé stessa e la difficoltà di dimenticare ciò che ha vissuto, e cercherà di riconquistare un amore perduto, ma senza risultati. Il film lascia spiazzati, confusi, forse anche un po’ delusi, ma certamente non indifferenti. Le scene erotiche fanno da padrone per tutta la durata del film, tanto da dare l’impressione, che la trama faccia solo da contorno per partorire un porno d’autore; eppure le scene scabrose si susseguiranno, lasciando lo spettatore avvolto dall’inquietudine.

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