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7/10

Mister Chocolat regia di Roschdy Zem

Drammatico
recensione di A. Graziosi

Rafael Padilla, nome d'arte Chocolat, nacque a Cuba intorno al 1860. Dal circo al teatro, dall'anonimato alla fama, il film racconta il suo incredibile destino di primo artista nero in Francia a calcare la scena di un teatro e, con il clown Footit, a creare un duo comico di successo tra un artista bianco e uno di colore divenuto poi popolare nella Parigi della Belle Epoque, fino a quando questioni legate al denaro, al gioco d'azzardo e alla discriminazione razziale compromisero l'amicizia e la carriera di Chocolat. Il film racconta la struggente storia vera di un'amicizia unica e profonda in un'epoca di pregiudizi e discriminazioni.

Dopo il grande successo di Quasi Amici e la piacevolezza della commedia Samba, Mister Chocolat rappresenta l'atteso ritorno dell'irresistibile Omar Sy in un ruolo da protagonista. Grazie al suo carisma e notorietà che si è finalmente potuto mettere in scena un progetto biografico per anni accantonato dedicato alla vita del primo artista di colore salito alla ribalta in Francia all'inizio del Novecento: Raphaël Padillà, detto in arte Chocolat. Figlio di schiavi e nato schiavo a Cuba, il nostro protagonista si ritrova a vivere fortissime emozioni altalenanti nel corso della sua vita: una vita e una carriera che subiscono un decisivo cambiamento grazie all'incontro con l'abile clown Footit (James Thierrée). Da questo incontro nascerà un duo e un'amicizia professionale che conoscerà la fama per anni nell'ambito dello spettacolo circense: i due saranno immortalati anche dai Fratelli Lumière. Mentre però l'arte clownesca di Footit è discretamente documentata, lo stesso non si può dire per quella di Chocolat, la cui esperienza è caduta praticamente nel dimenticatoio fino a questo film. Chocolat incontra diversi mentori sul suo cammino, il più importante dei quali è appunto Footit, un uomo caratterialmente opposto a lui, in quanto concentrato pressoché solo sul lavoro e sulla sua tecnica. Raphaël invece vive il successo in maniera decisamente dionisiaca, avendo conosciuto la povertà e l'umiliazione pensa che probabilmente tutto questo non durerà e cerca di goderne a pieno e oltre. Il regista Roschdy Zem dimostra una bella abilità nella gestione di un film che poneva numerosi ostacoli potenzialmente pericolosi, a cominciare dagli spettacoli circensi per finire con la questione della vera e propria verosimiglianza storica, tutte prove decisamente superate. Qualche scricchiolio lo si sente solamente nell'epilogo, che però era “moralmente” indispensabile per restituire la verità della storia, che per il resto si fa vedere, ascoltare e capire con piacere, riuscendo a trattare la questione razziale e coloniale con un tocco sapiente e “leggero”, mai pedante ma nemmeno sminuente. A livello visivo e recitativo poi Mister Chocolat è un vero e proprio spettacolo che raramente riusciamo a concederci nella cinematografia europea. Un'ottima operazione che si spera farà da apripista.

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