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6/10

A spasso con Bob regia di Roger Spottiswoode

Drammatico
recensione di Giulia Betti

Quando James Bowen trova davanti alla porta del suo alloggio popolare un gatto rosso, rannicchiato in un angolo, indifeso e ferito, non immagina quanto la sua vita stia per cambiare. James, ventisette anni, non ha un lavoro né una famiglia su cui contare. Vive alla giornata per le vie di Londra, e raccoglie qualche spicciolo suonando la chitarra davanti a Covent Garden e nelle stazioni della metropolitana. L'ultima cosa di cui ha bisogno è un animale domestico. Eppure non resiste a quella palla di pelo, che subito battezza Bob. Pian piano James riesce a farlo guarire, e a quel punto lascia il gatto libero di andare per la sua strada, convinto di non rivederlo più. Ma Bob è di tutt'altro avviso: per nulla al mondo intende separarsi dal suo nuovo amico e lo segue ovunque. Instancabile. Finché a James non rimane che arrendersi. E' l'inizio di una meravigliosa amicizia e di una serie di singolari, divertenti e a volte pericolose avventure che trasformeranno la vita di entrambi.

 

Che i gatti spopolino sul web è cosa ben nota. I video che li ritraggono alle prese con qualche “orrorifica” zucchina, o nell’atto di infastidire i propri padroncini indaffarati a strimpellare una sonata al piano o a battere un testo al computer (cosa che sta peraltro accadendo a chi scrive, proprio in questo momento) raccolgono quotidianamente milioni di visualizzazioni. Dunque questi felini versione mignon piacciono e non poco, ma si può sostenere senza remore che siano anche in grado di mantenere viva l’attenzione di uno spettatore per più di un’ora? Probabilmente sì, se chi li riprende costruisce attorno al loro buffo aplomb una storia meritevole di essere raccontata e fruita.

Se tutto ciò rispondesse al vero, il binomio “bella storia + gatto”, si rivelerebbe ben presto come la pozione miracolosa del successo assicurato, ma ahimè c’è da dire che non basta. A dimostrarlo concretamente è A spasso con Bob, un film drammatico tratto dall’omonimo bestseller di James Bowen (7 milioni di copie vendute nel mondo) diretto da Roger Spottiswood (al suo primo film inglese dopo quello di James Bond) ed interpretato da Luke Treadaway (Unbroken, Fortitude) e Ruta Gedmintas (The Strain).

 

Partirei dicendo che non si tratta della versione miagolata di Io & Marley, né della storia del cugino inglese di Garfield, e non è neppure la riproposizione in live action di Oliver & Company. Dunque che cos’è? E la messa in scena di una appassionante storia vera, che prima di essere immagine proiettata sul grande schermo è stata diffusa e resa celebre da Youtube e raccontata con l’inchiostro dallo stesso protagonista. È la storia di un animale angelo custode che salva la vita ad un talentuoso musicista senzatetto con un Passato di droga fin troppo recente per non temere che si rifaccia Presente. È la vicenda di un uomo solo con una storia turbolenta alle spalle, che non riesce a guarire del tutto e a rimettersi al mondo perché non ha nessuno per cui lottare, nessuno ad aspettarlo all’arrivo. Fino a quando non gli piomba in casa di prepotenza il gatto rosso Bob, armato della sua dolcezza e del suo insanabile bisogno di attenzioni e cure.  Il legame che si crea fra i due è incredibilmente forte perché entrambi sanno che la loro vita dipende l’uno dall’altro. “Se sei un barbone - racconta l’autore/protagonista del libro - non hai né dignità né identità e, cosa ancor peggiore, tutti ti evitano. Sei una non-persona e la gente non vuole avere nulla a che fare con te” ma con l’arrivo del gatto tutto è cambiato: “Vedermi con lui mi rendeva più accettabile agli occhi degli altri. Mi faceva apparire più umano”.

Stupenda la storia, fantastico il tema: Anche il più solo e introverso fra gli esseri umani ha un immenso bisogno d’amore. Allora perché se i presupposti sono questi, uscendo dalla sala ho provato unicamente una sensazione di appetito non assecondato e non soddisfatto. Il problema sta nella struttura del racconto per immagini, il problema sta nella sceneggiatura: non accade quasi niente per tutto il film. Oddio, lungi da me peccare di catastrofismo, è ovvio che qualche cosa accada, ma nulla di tanto rilevante da farci - ora lo dico…non me ne vogliate - da farci temere per l’incolumità del gatto, che fin dal principio, come accade per tutti i film sugli animali, è ciò che ci sta più a cuore.

  Un film appartenente a questo filone cinematografico che scansa completamente l’obbiettivo di far uscire dalla sala gli spettatori coinvolti in un piagnisteo sincronizzato, bisogna riconoscerlo, è di certo un prodotto coraggioso e meritevole di plauso a prescindere dal risultato mediocre. Con questo voglio dire che se il gatto fosse morto, probabilmente la performance sarebbe stata - a detta di molti - più soddisfacente, proprio perché banale, totalmente prevista e del tutto necessaria nel senso di "catartica" come piace tanto agli spettatori affetti dal male di vivere (e in questa categoria includo me stessa). Ora non allarmatevi per favore, se conoscete un minimo la storia di Bob e James sapete perfettamente che è assolutamente impossibile che al termine del film il gatto muoia, dunque non si tratta di spoiler e non c’è bisogno di scaldarsi. Il gatto è vivo e in salute, condivide ancora le sue giornate davanti a Covent Garden in compagnia del padrone e della sua chitarra. Ha recitato nel presente film in veste di se stesso ed è famoso in oltre trenta paesi. Oltre a tutto ciò è protagonista di un’opera letteraria che è stata da poco inserita nella lista dei migliori dieci libri di tutti i tempi insieme a capolavori come Harry Potter e Hunger Games. Se anche il film non riscuotesse il successo sperato, non sarà poi una così drammatica sciagura. No?

 

 

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Voto degli utenti: 8/10 in media su 1 voto.
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Ledy 8/10

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Ledy (ha votato 8 questo film) alle 17:41 del 8 gennaio 2017 ha scritto:

Recensione impeccabile, ma non si può non ammettere che il film funzioni perfettamente. La storia è bella, è vera, è ben recitata e girata. C'è ritmo, intrattenimento, onestà (nulla di eccessivamente lacrimoso) e se ne esce in un moto di gioia, con la speranza che l'umanità non sia deltutto perduta, come spesso invece sembra. Un film divertente e necessario, dal mio punto di vista. Uscita da uno dei multisala più gremiti di Milano, l'applauso a fine pellicola è scattatto con convinzione comune e insomma...se l'obiettivo di un film è intrattenere, emozionare e far pensare..beh, questo li ha raggiunti tutti.