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7/10

Il Club Di Jane Austen regia di Robin Swicord

Drammatico
recensione di Maurizio Pessione

Un gruppo di amiche con vari problemi di natura esistenziale ma con una comune passione per la scrittrice Jane Austen si riuniscono in una sorta di club nel quale la rilettura dei classici della loro autrice preferita è l’occasione per una sorta di analisi di gruppo, ma anche per scoprire che in fondo le vicende narrate in tali opere non sono poi così dissimili dalle loro, esaltando quindi l’universalità dei temi e delle situazioni narrate nei suoi celebri romanzi.

Un bell’incontro fra letteratura e cinema, quello che riguarda Il Club di Jane Austen. Autrice di alcuni romanzi di soggetto romantico fra i più apprezzati da intere generazioni di lettori, quali ‘Orgoglio e Pregiudizio’ e ‘Persuasione’,  Jane Austen, scrittrice inglese vissuta a cavallo fra il 1700-1800, è divenuta nel corso del tempo autrice cult, pur se non firmava in origine le sue opere. La sua identità è stata svelata dal fratello solo dopo morta e la sua grandezza è stata riscoperta solo in tempi relativamente recenti.

Nel film di Robin Swicord un gruppo di amiche sono appassionate lettrici di Jane Austen. Con il pretesto di consolare una di loro, nubile incallita, dopo che è morto il cane al quale era molto affezionata, (il film inizia proprio con un funerale che si capisce solo dopo alcune sequenze che non riguarda una persona) si organizzano in un club per rivivere e discutere, di volta in volta, uno dei sei libri più celebri della scrittrice tanto amata da tutte loro.

Alla compagnia, all’inizio tutta improntata al femminile, si unisce poi un giovane simpatico quanto però apparentemente lontano dalla sensibilità letteraria delle amiche, esperto di racconti di fantascienza ed horror, invitato quasi per gioco dalla ‘vedova’ del cane con l’obiettivo di distrarre una delle altre amiche del gruppo che è stata appena piantata in asso dal marito. Ognuna delle altre componenti del curioso team è un caso a sé: dalla giovane lesbica,  figlia dell’amica abbandonata dal marito, all’anziana del gruppo che pur avendo già consumato una lunga serie di matrimoni falliti, pare vivere comunque in armonia con se stessa; per terminare poi con la giovane super esperta della bibliografia della Austen, che si sente trascurata dal partner e medita di tradirlo, senza trovarne però il coraggio.

Si capisce ben presto che le vicende narrate da Jane Austen nei suoi romanzi non sono molto dissimili da quelle che riguardano i partecipanti a questo strano club. I loro incontri diventano perciò ben presto occasione per una serie di disquisizioni, confronti ed autoanalisi con effetti pratici, a dire il vero facilmente immaginabili. Tutti i tasselli infatti, come si conviene ad una commedia a sfondo romantico, finiranno per essere inseriti al posto giusto, anche laddove i casi sembravano irrimediabili e, se non altro, l’occasione sarà stata utile allo spettatore per elaborare nuove scoperte letterarie.

L’autrice Robin Swicord, qui per la prima volta alla regia, dopo aver scritto in passato alcune sceneggiature, ha il merito di aver realizzato una commedia piacevole, senza grandi pretese, ma quelle poche alle quali mostra di ambire le centra tutte. Ad iniziare dall’aver azzeccato una serie di interpreti non molto noti al grande pubblico ma davvero molto affiatati, fra i quali spiccano Maria Bello (la ‘vedova’ del cane e bisognosa, al di là delle apparenze, di lasciarsi andare nelle braccia di un uomo), che sembra una Scarlett Johansson con qualche anno in più, ma con la stessa carica di sensualità ed Emily Blunt, la quale ricorda un po’ nell’espressione Uma Thurman ed ha doti fisiche e di recitazione da dark lady con curiosi risvolti.

Naturalmente, citando così spesso le opere ed i protagonisti dei vari libri di Jane Austen, chi li ha davvero letti potrà apprezzare il film ancora meglio, cogliendone quindi le varie sfumature, che altrimenti ed inevitabilmente scivolano via, almeno in parte.

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