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8/10

Stromboli, terra di Dio regia di Roberto Rossellini

Drammatico
recensione di Gloria Paparella

Karin, una giovane russa rinchiusa in un campo di concentramento italiano, sposa un pescatore dell’isola di Stromboli per sottrarsi alla prigionia. Ma il matrimonio non è dei più felici e la donna, all’avvicinarsi della maternità, decide di fuggire…

Stromboli, Terra di Dio segna una nuova fase dell’opera rosselliana, nonché l’inizio della relazione tra il regista ed Ingrid Bergman (nata con una lettera da parte dell’attrice svedese desiderosa di lavorare sotto la sua direzione). Se per molti questa collaborazione ha prodotto un’involuzione artistica di Rossellini, in realtà si può riscontrare nei film di questo periodo (non solo Stromboli, Terra di Dio, ma anche Europa ’51 e Viaggio in Italia) una chiara evoluzione tematica e stilistica.

Rossellini pone al centro il tema della solitudine e dell’incomunicabilità: il personaggio di Karin (Ingrid Bergman), donna russa che sposa un marinaio siciliano per uscire dal campo di concentramento, finisce per trovarsi isolato ed insofferente in quel nuovo ambiente che non comprende e non accetta, e il suo desiderio di fuggire è impedito dalla natura avversa del vulcano e da un aiuto divino tanto cercato e che alla fine arriva, di fronte all’ammissione dei propri limiti.

Rossellini stravolge completamente l’immagine della sua interprete, spogliandola degli schemi hollywoodiani e rendendola più personaggio e meno attrice: un personaggio isolato e insofferente, che diventa simbolo di una condizione generale, di un’umanità in crisi. Non mancano, inoltre, alcuni spunti che sembrano essere chiaramente autobiografici, visto che la Bergman diventò compagna del regista per alcuni anni (insieme ebbero tre figli).

Dal punto di vista stilistico-narrativo, il film acquista un valore documentaristico quando la protagonista viene mostrata nelle sue peregrinazioni sull’isola, o nei suoi tentativi di buon vicinato con gli abitanti del luogo: il regista sottolinea, così, l’impatto immediato della realtà e quella della Bergman risulta non tanto un’interpretazione, quanto una reazione ai fatti.

Vincitore di un Nastro d’Argento nel 1951 (ad Ingrid Bergman come Migliore Attrice Straniera in Italia), Stromboli, Terra di Dio non è solo un caposaldo del neorealismo italiano, ma costituisce anche un esempio eccellente di uno “stile libero” e nuovo di fare cinema che influenzerà gli anni Sessanta.

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