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8/10

Lilja 4-Ever regia di Lukas Moodysson

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

La giovane Lilja si trova, sola e abbandonata dalla madre, ad affrontare a 15 anni il mondo. Dovrà farcela con le proprie forze, ma l'ingenuità e la fiducia nelle persone sbagliate le costerà caro...

Lukas Moodysson ci racconta una storia toccante: l’adolescenza di una giovane ragazza russa (Lilja), nel mondo dopo il crollo del muro di Berlino. Questa Russia ci colpisce per il degrado e per l’abbandono, per quei quartieri dove le persone vivono in condizioni al limite della sopravvivenza e dove soprattutto i rapporti umani sono segnati da ottanta anni di comunismo, che non ha fatto altro che colpire nel profondo la famiglia e le relazioni che danno vita ad essa. Lilja si vede sola di fronte al dramma di una madre, unico suo genitore, che decide di partire con il fidanzato per l’America, lasciandola in Russia alle cure poco amichevoli della zia. Basterebbe questo a mettere in crisi chiunque, ma la madre dopo ben poco rinuncia pure alla patria potestà. Cosa può fare Lilja per sopravvivere? Ben presto inizia una vita equivoca, fatta di discoteca e notti di sesso a pagamento: prostituirsi come unico modo di sopravvivenza in un mondo che non la ama più e che la fa anche per questa vita al limite oggetto di scherno. Solo l’amicizia con il piccolo Volodya , anch’egli rinnegato dai genitori, le permetterà di affrontare questo dramma. In seguito Lilja si innamora di un giovane carino e disponibile (Andrej)che vuole che la sua vita cambi e le propone di trasferirsi con lui in Svezia.  Può essere una svolta decisiva nella sua vita e così, visto che ha ben poco da perdere in Russia decide di partire per l’estero, ma….il giorno della partenza Andrej le dice che non può partire subito e che la raggiungerà tra pochi giorni; così Lilja parte da sola e scoprirà purtroppo un mondo nel quale nessuna pietà le viene usata, un mondo in cui diventa oggetto delle fantasie erotiche di attempati signori, e a differenza di prima non ha neppure un tornaconto monetario, in quanto le sue prestazioni fanno il bene materiale di altri, mentre lei si vede ridotta in schiavitù. Il finale è ben amaro, ma rimane aperta la speranza di una vita oltre la vita in cui Lilja potrà riscattarsi e vivere a pieno la sua gioventù con i propri amici (il piccolo Volodya, amico inseprabile, in primis). Ciò che colpisce di questa pellicola è il ritmo serrato con il quale si susseguono gli eventi, contrassegnato musicalmente dall’uso di musica techno. In alcuni frangenti, come la scena iniziale (che sarà poi ripresa alla fine in quanto il racconto procede a ritroso) sembra che il film assuma la dimensione di un videoclip. Tecnicamente da segnalare l’uso del ralenti per espandere il tempo nei momenti salienti (si veda l’uso nella scena di addio alla madre o alla fine per rendere la dimensione altra del paradiso in cui Lilja e Volodya giocano sereni). Bravo il cast dei giovani attori per la veridicità delle interpretazioni che rendono realistica la pellicola. Il tema trattato è certamente molto delicato: adolescenza violata e commercio del sesso sono due mali che affliggono la società odierna e di sicuro colpiscono di più laddove la povertà non solo materiale, ma anche spirituale, è più diffusa. Moodysson esprime così una denuncia esplicita di queste piaghe e riesce anche a tratteggiare con pudore la vita di chi soffre e la ricerca di un riscatto che queste persone chiedono. Un film ben riuscito (anche per la regia ben impostata) e che ci farà riflettere a lungo.   

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