R Recensione

7/10

Acrid regia di Kiarash Asadizadeh

Drammatico
recensione di A. Graziosi

Soheila e Jalal sono una coppia di mezza età. La loro relazione è messa a dura prova dalla infedeltà di Jalal. Azar è la segretaria dello studio medico di Jalal, anche lei in crisi con il marito Khosro, dal quale ha avuto due figli. Khosro lavora in una scuola guida come istruttore e frequenta Simin, una delle sue allieve, più grande di lui di due anni e docente all’università. I corsi di chimica di Simin sono seguiti da Mahsa, indecisa sul futuro della relazione con il suo fidanzato.

 

8° Edizione Festival Internazionale del Film di Roma:

Premio come giovane attore o attrice emergente a tutto il cast di Acrid

Acrid (titolo originale Gass) sembra inserirsi perfettamente nella via aperta un paio d'anni fa dal premio Oscar Una separazione di Asghar Farhadi: sono film che ci catapultano nella realtà a noi pressoché sconosciuta (ma nemmeno troppo dissimile dalla nostra in fondo), quella della società contemporanea iraniana. Qui l'istituzione sociale per eccellenza della famiglia pare cominciare a incrinarsi irreversibilmente, incastrandosi scomodamente tra tradizione e cambiamento, senza riuscire a trovare pace, compromesso o un soluzione.

Gli attori, i quali hanno vinto collettivamente il Premio come migliori attori emergenti all'VIII Festival Internazionale del Film di Roma, meritano a tutti gli effetti l'attenzione dedicata loro, dimostrando tutti una naturalezza incredibile, al punto che sembra a tutti gli effetti di assistere in contemporanea alle azioni narrate. Contribuisce ovviamente a ciò anche il taglio registico dell'autore (sceneggiatore, regista e produttore) molto realistico e semidocumentaristico, il quale in questa sua buona opera prima privilegia le riprese effettuate con la camera a mano.

Una particolarità che dona un tocco gradevole e autoriale al film è la struttura circolare, in stile La Ronde, che suggerisce una serie di effetti e di cause che finiscono per ritorcersi su se stesse, in un circolo vizioso. Un occhio speciale è riservato dall'autore nei confronti delle figure femminili, che emergono non solo nelle loro debolezze ma anche per determinazione e forza, rispetto alle figure maschili: nonostante le donne ci rimettano di più (in particolare a causa della loro condizione), la famiglia iraniana appare un carcere per entrambi i coniugi dove ognuno diventa un carceriere - più o meno severo - dell'altro, ma poi in segreto ipocritamente trasgredisce i dogmi tradizionali.

Di questa condizione di infelicità subiscono passivamente le conseguenze i figli, soprattutto quelli piccoli, anche se la prole rappresenta dall'altra parte l'unico punto fermo affettivo sicuro all'interno di queste intricate costellazioni familiari e amorose. Chiaramente se si hanno ancora negli occhi le immagini e le sequenze vivide di Una separazione, Acrid tende a sfigurare un po' per fotografia e schematicità narrativa, ma rimane in ogni caso un buon film, ben fatto, ben recitato e capace di far riflettere.

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