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R Recensione

6/10

Qualcosa di Straordinario regia di Ken Kwapis

Drammatico
recensione di Alessandro Giovannini

Barrow, Alaska 1988. Nella città più settentrionale d'America il reporter Adam Carlson (John Krasinski) sta ultimando un ciclo di trasmissioni sull'ambiente locale, quando si imbatte in un caso più unico che raro: una famiglia di balene grigie rimaste intrappolate in una piccola polla d'acqua circondata dai ghiacci, impossibilitata a raggiungere il mare aperto. La notizia fa sensazione, e subito l'attivista di Greenpeace (nonché ex di Adam) Rachel Kramer (Drew Barrymore) si dà da fare per sollecitare un intervento del governo in proposito. In breve il caso diventa di rilevanza nazionale, coinvolgendo un magnate petrolifero, la Guardia Nazionale, il presidente Reagan in persona e perfino una nave spaccaghiaccio sovietica, mentre il circo mediatico sviluppatosi nel giro di poche ore, con giornalisti provenienti da ogni angolo d'America, assicura una copertura televisiva pressochè ininterrotta.

Riusciranno i nostri (numerosi) eroi a salvare i cetacei in pericolo?

Tratto dal libro “Freeing the Whales” (1989) del giornalista Thomas Rose, che assistette all'impresa, e sceneggiato da Jack Amiel e Michael Begler, il film documenta un caso clamoroso di “costruzione della notizia” e di “caso mediatico”: salvare le 3 balene intrappolate diventa una questione di principio, una prova di efficienza, coraggio e sensibilità per la governance americana (tanto da arrivare a collaborare con i Rossi), e tutto per l'influenza che i giornalisti hanno avuto sull'opinione pubblica. Il regista Kwapis e gli sceneggiatori sono stati attenti a mantenere uno sguardo neutrale nella ricostruzione dei fatti, senza distinguere fra buoni e cattivi, ma anzi lasciando intatti i dubbi che chiunque si può porre di fronte ad un fenomeno del genere: è giusto e doveroso impiegare forze, mezzi e denaro in ingente quantità, mettendo a rischio l'incolumità delle persone, per il gesto simbolico di salvare 3 animali? Quali sono i rapporti di forza fra Stato e mass media, fino a che punto uno può influenzare l'altro e viceversa? Come decidere per chi “fare il tifo” quando tutti hanno una parte di ragione nelle loro argomentazioni (la popolazione locale di eschimesi pensa di uccidere gli animali per cibarsene, come hanno sempre fatto da generazioni; Greenpeace vuole difendere il diritto alla vita di questi animali; il militare comandante in capo delle operazioni Tom Carroll non vuole correre inutili rischi riguardo l'incolumità dei suoi uomini, ecc.)?

In questa storia surreale che ha coinvolto gente di qualunque provenienza (figure curiose come un paio di industriali del Minnesota con le loro macchine fondi-ghiaccio o ristoratori messicani trapiantati in Alaska) più che la vicenda in sé conta la riflessione sull'ambivalenza comportamentale della razza umana, in grado sia di scatenare guerre decennali dalle conseguenze più terribili, sia di schierare forze e capitali al servizio di tre balene ovviamente inconsapevoli del tutto.

Il risultato è stato raggiunto in modo convincente grazie ad un buon cast, ricco di personaggi un po' bizzarri e ben tratteggiati, nonché ad una ricostruzione ambientale (il film è girato quasi totalmente in Alaska) basata sul materiale di repertorio dell'epoca, di cui si vedono alcuni stralci a fine film.

Peccato per alcune linee di dialogo banali ed eccessive compressioni dell'azione in certi momenti, che fanno sembrare troppo repentini alcuni cambi di atteggiamento di vari personaggi. Ci sono anche quei tipici momenti enfatici del cinema hollywoodiano, ottimista e grandioso per vocazione, che lasciano il tempo che trovano.

Funzionali la colonna sonora e la scenografia, pregevole la fotografia di John Bailey, con rese suggestive dell'ambiente artico in svariate condizioni di luminosità.

Da segnalare è il bel lavoro di effetti speciali di Justin Buchingham e John P. Cazin, sia per quanto riguarda gli animatronics delle balene, sia per la convincente amalgama di SFX e live action.

Nel complesso un film con alcuni cedimenti ma che sicuramente vale la visione.

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