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6/10

Anna Karenina regia di Joe Wright

Drammatico
recensione di Federica Banfi

Anna, moglie del funzionario dello zar Aleksej Karenin, è un’amabile madre e fedele consorte, finché, in viaggio verso Mosca per appianare divergenze sentimentali tra il fratello e la cognata, fa la conoscenza della contessa Vronskij e del figlio Aleksej, del quale s’innamora e per il quale decide, incurante delle conseguenze, di sfidare le regole della società russa di fine Ottocento.

Spesso Anna Karenina è sinonimo, nell’immaginario collettivo, di letteratura pesante e di difficile digestione: un po’ una Corazzata Potëmkin in abiti letterari. Indubbiamente la mole del capolavoro di Lev Tolstoj, pubblicato per la prima volta nel 1877, ha scoraggiato molti aspiranti lettori, ma molti altri, almeno undici registi diversi, per la precisione, ne sono stati irrimediabilmente attratti, al punto da realizzarne adattamenti, più o meno riusciti, per il grande schermo.

Joe Wright è uno di questi intrepidi lettori, che sceglie di cimentarsi nuovamente in una trasposizione letteraria accompagnato dalla sua musa, un’algida Keira Knightley nei panni della sovversiva eroina russa, interpretata in passato, tra le altre, dalle immortali Greta Garbo e Vivien Leigh. Tutti cerchiamo in qualche modo di imparare ad amare: è questo il riassunto che Wright fa del suo film. La storia è quella che tutti conosciamo: Anna (Keira Knightley), moglie del funzionario dello zar Karenin (Jude Law), è un’amabile madre e fedele consorte, finché, in viaggio verso Mosca per appianare divergenze sentimentali tra il fratello e la cognata, fa la conoscenza della contessa Vronskij e del figlio Aleksej (Aaron Johnson), del quale s’innamora e per il quale decide, incurante delle conseguenze, di sfidare le regole della società russa di fine Ottocento.

Il regista decide d’impostare il capolavoro tolstoiano in una cornice teatrale, decisamente innovativa, accompagnando movimenti di macchina a passi di danza, cullando le inquadrature a tempo di musica. Tuttavia spesso ci si chiede se una regia del genere non sia più adatta a un teatro vero e proprio: Anna Karenina risulta infatti essere una pièce teatrale infine trasposta in ambito cinematografico, appesantendo in questa maniera un’epopea già estremamente ricca di per sé, soprattutto a causa dell’utilizzo sovrabbondante di coreografie pur in un contesto di non-musical. Inoltre, la decisione di intervallare l’andamento della messinscena a un ridondante stridio di treni su rotaie, presagio funesto della decisione di Anna risulta pletorico e fin troppo sottolineato, rendendo scontato il (già ben conosciuto) finale. Interessante l’idea di non dedicarsi esclusivamente alla coppia Karenina-Vronskij, ma di lasciare ampio spazio anche alle vicende secondarie, quali il progressivo innamoramento tra Levin e Kitty o il tentativo di rinnamoramento di Oblonskij e la moglie. Forse però un tale lavoro sarebbe stato più adeguato, e riuscirebbe maggiormente, a una commedia romantica o a una serie tv, piuttosto che a un romanzo epico di tale portata. La scelta di Wright di portare di nuovo sul grande schermo la sua musa, Keira Knightley, si rivela purtroppo una scelta infelice: la giovane attrice non risulta credibile, un po’ troppo acerba e glaciale nei panni della matura, seppur preda della passione, Anna. Manca infatti un riscontro psicologico, un’indagine intima e personale dei personaggi (in particolare, appunto, dell’eponima protagonista), tipica dei romanzi tolstoiani, lasciata in ultimo piano rispetto all’arzigogolata e quasi barocca messinscena.

Proprio a causa del particolare impianto registico scelto, basato in grande misura sul ritmo coreografico e musicale, Wright trasforma una greve storia russa d’eros e thanatos, in un mondo manicheo da melodramma, decisamente più adatto alla scena, che al grande schermo.

V Voti

Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 5 voti.
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alexmn 8/10

C Commenti

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Peasyfloyd (ha votato 8 questo film) alle 0:58 del 12 marzo 2013 ha scritto:

a me è piaciuto molto. Coreografie e costumi (più in generale la scelta dei colori) sono superbi. Anche la scelta di intervallare la narrazione con un meta-cinema-teatro è altrettanto inebriante. Buona la scelta di dare spazio ai secondari secondari che, su questo ti dò ragione Federica, ho trovato molto meglio riusciti e interessanti della protagonista, lei sì un po' troppo ingessata e calata "classicamente" nella parte.

Alberto Longo (ha votato 7 questo film) alle 10:56 del 23 marzo 2013 ha scritto:

Un buon film. Elegante, grandiosamente barocco. L'idea meta-teatrale iniziale è variegata, movimentata, tanto da costringere lo spettatore non solo a raccapacitarsi dopo qualche minuto su ciò che sta guardando, ma anche ad una seconda visione futura. Ottime le interpretazioni, un po' sopra le righe Knightley nella seconda parte del film, più lenta.

Alberto Longo (ha votato 7 questo film) alle 10:58 del 23 marzo 2013 ha scritto:

In media d'accordo con te sulla recensione, non sul voto né pienamente sul giudizio di Keira Knightley. Molto brava nella prima parte, nella seconda, più tormentata, potrei trovare dei punti d'accordo con te (in primis, troppo calcata: la lezione di A Dangerous Method si ripete!).