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9/10

L'ultima parola-La vera storia di Dalton Trumbo regia di Jay Roach

Drammatico
recensione di Ivana Mette

Dalton Trumbo (Bryan Cranston), uno tra gli sceneggiatori più pagati al mondo, scrive i testi di pellicole classiche di Hollywood come Kitty Foyle-Ragazza innamorata, nominato agli Academy Awards e Missione Segreta. Presenza fissa nella scena sociale hollywoodiana, schierato con i sindacati e attivo politicamente per il riconoscimento dei diritti civili e della parità di retribuzione, Trumbo, insieme ai suoi colleghi, è chiamato a testimoniare di fronte al Comitato per le Attività Antiamericane (HUAC - House Un-American Activities Committee) nell'ambito dell'ampia indagine sulle attività comuniste negli Stati Uniti. Trumbo si rifiuta di rispondere alle domande della Commissione: per questo motivo riceve una condanna con arresto in una prigione federale che gli causa, tra le altre cose, anche l'ostilità della potente giornalista anti comunista Hedda Hopper (Helen Mirren).

Non è la prima volta che il cinema parla di se stesso, che svela i suoi segreti e i suoi lati oscuri, talvolta in un autocritica ben costruita, e talvolta in esperimenti mal riusciti, ma che sottendono quanto meno tematiche non di poco conto, le quali svelano intenti celebrativi anche di un certo spessore. Nel caso del film in questione, l'esperimento di meta cinema è più che riuscito, mettendo in scena una storia austica, ma reale, di come spesso il cinema si lasci influenzare dal contesto entro cui è inserito, sia esso politico o socio-culturale. Trumbo mette in mostra il lato oscuro di una macchina, un meccanismo capace di far innamorare, ma allo stesso tempo capace di provocare terrore per tutte le influenze e le mutazioni negative di cui può essere vittima. Ma non è solo del cinema e della sua industria in senso stretto di cui si tratta,ma anche del tema della giustizia, tanto caro a Hollywood in ogni suo genere , e al senso di riscatto e di sacrificio dell'uomo in un epoca e in un contesto nel quale le liberta individuali venivano raffinatamente lenite a discapito di politiche sottaciute, atte a controllare l'individuo e la massa, in una silenziosa caccia alle streghe. Ma, soprattutto, ciò è la figura dell'artista, del genio, rinchiusa nel corpo e nella professione di uno scrittore/sceneggiatore che non solo ha contribuito alla storia del cinema, ma che ha anche animato le rivolte anticomuniste di quegli anni. A portare gli occhi su queste tematiche e a fornire ancora più un espediente di realtà e sottolineare anche l'inchiesta, ponendo il film sul banco del testimone di un processo in cui si vedono intrecciarsi menzogne e verità, amicizia e tornaconto personale, carriera e famiglia, è la compresenza filmica fra immagini puramente costruite a fini narrativi e immagini di repertorio, sapientemente impiegate tanto da non leggerne la differenza all'interno del contesto.

In questo l'interpretazione magistrale di Bryan Cranston si è rivelata un vero e proprio fiore all'occhiello. Ma poco c'è da stupirsi nella performance di un attore che raramente delude. Con un'interpretazione più che segna di nota, Cranston riesce a penetrare il personaggio e a farlo suo in tutte le sfaccettature, contribuendo a mettere in luce la sua personalità,il suo percorso di riscatto e riscoperta di se stesso, oltre che la sua doppia vita di scrittore e padre/marito. 

Girato con semplicità, linearità e chiarezza espressiva, il montaggio e le inquadrature ravvicinate, raccontano la storia più delle parole e delle singole interpretazioni. La telecamera sembra voler invadere l'intimità dei singoli personaggi e del loro costrutto corale, all'interno del quale spicca ovviamente il protagonista, che l'apparato tecnico decide di studiare e indagare, non solo a scopi puramente narrativi, ma anche psicologici e quasi patriottici. 

Un film che commuove, intriga, incanta è del quale si segue ogni secondo con un coinvolgimento emotivo che solo di recente si sta riscontrando nuovamente nelle pellicole, quanto meno americane. Sicuramente nulla di esso passa inosservato o poco apprezzato.

 

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