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10/10

Monsieur Ibrahim e i Fiori del Corano regia di François Dupeyron

Drammatico
recensione di Pasquale D'Aiello

 Negli anni sessanta, in un quartiere della classe operaia di Parigi, un sedicenne ebreo di nome Moise – che vive da solo con un padre assente e scostante – inizia a frequentare abitualmente le prostitute che battono in pieno giorno di fronte alla sua abitazione.

Il ragazzo è anche affascinato dalla personalità di Ibrahim – un anziano sufi che gestisce un negozio di alimentari – che gli dispensa preziosi consigli su come amministrare il denaro e su come ricercare la felicità. La loro amicizia si sviluppa e presto Moise si sente più vicino a Ibrahim che a suo padre.

Ibrahim chiama Moise affettuosamente «Momo» e lo adotta quando suo padre si suicida. Momo parte con lui per un viaggio inTurchia, patria di Ibrahim, dove questi muore in un incidente stradale; Momo eredita tutti i suoi beni e il suo Corano.

 

Per distruggere un nemico di solito ci sono almeno due strategie, tra di loro contrastanti: l'attacco frontale e lo sgretolamento graduale. In questo caso il nemico e' l'odio religioso e la strategia scelta e' la seconda. E' la storia di un bambino ebreo e un bottegaio musulmano, persuasivamente interpretato da Omar Sharif. Il bambino vive con suo padre, persona negletta e avara. Quando suo padre sparisce viene adottato dal bottegaio che gli insegna la sua saggezza che egli attribuisce al "suo Corano", in realta' si tratta della propria libera interpretazione del libro religioso, basata sulla tolleranza e il rifiuto di ogni regola formale e ogni integralismo. Due soggetti diversi in tutto: religione, eta', etnia sono uniti dal bisogno di conoscere, amare l'altro, sorreggersi reciprocamente, superando il proprio bagaglio-fardello religioso. Difficile non scorgere una metafora del conflitto israelo-palestinese, seppure a parti rovesciate (ebreo povero e arabo solo). E' una storia lieve che scorre piacevolmente, non si puo' far a meno di simpatizzare per la strana coppia. Il film appare intrinsecamente poco pretenzioso ma raggiunge appieno il suo obiettivo di narrazione. Presentando questo film a Venezia, Sharif ha ricevuto un meritato Leone d'oro alla carriera.

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