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5/10

Ju Dou regia di Fengliang Yang, Zhang Yimou

Drammatico
recensione di Alessandro Giovannini

Cina, anni '20. In un villaggio rurale, il vecchio e tirannico Jin-Shan, proprietario di un colorificio tessile, compra in sposa la bella e giovane Ju Dou per avere un erede. L'avvenente ragazza suscita però le voglie del nipote di Jin-Shan, che si innamora, ricambiato, di lei. I due progettano allora di uccidere il vecchio, e di far passare come erede legittimo il frutto dell'adulterio della donna, ma le cose si complicano.

Un anno prima di Lanterne Rosse, Zhang Yimou realizza la sua seconda opera cinematografica da regista. Il coregista Fengliang Yang, funzionario del ministero della cultura cinese, doveva vigilare sull'ortodossia della pellicola che, dati i temi scabrosi, non fu mai distribuita nella Repubblica Popolare. Il film descrive il microcosmo famigliare nelle sue criticità: odio, rancore e tutti i principali sentimenti negativi che l'uomo possa provare trovano spazio nei cuori dei quattro membri della famiglia: un vecchio rancoroso ed impotente, che l'età  e la solitudine hanno reso violento e prepotente; Ju Dou, indifesa e vittima di un marito-padrone, praticamente una schiava succube del sesso maschile; il nipote del vecchio, giovane uomo senza nerbo che si dibatte fra il rispetto e l'obbedienza verso lo zio e l'amore per la zia; il bambino, frutto della relazione adulterina, che non sa chi riconoscere come padre ed assiste per tutta la sua vita alla messa in atto di macchinazioni ed intrighi famigliari.

Quasi tutta l'azione si svolge nella casa-tintoria, un'antica magione in pietra e legno che comprende ampie vasche per la tintura e stenditoi per i tessuti. Una fotografia all'insegna dei contrasti fra chiaroscuri che gioca con il controluce si lancia in coreografiche inquadrature dei tessuti rosso sangue (proprio il rosso è uno dei colori maggiormente presenti nel film) attraversati dai raggi solari. La materia narrativa non è poi molta, così in poco più di un'ora e mezza Yimou dipana la sua storia di atrocità assortite (più di un omicidio si consuma all'interno delle mura della casa) con passo svelto, anche se a volte fatica un po' a trovare ritmo nella narrazione di eventi fra loro simili e ripetitivi. Il cast comunque funziona bene, ed i personaggi sono sufficientemente interessanti da invogliare la visione. Peccato per una colonna sonora non memorabile ed una debolezza di fondo del soggetto del film, forse troppo debole da giustificare un lungometraggio, che a volte sembra accumulare scene solo per arrivare ad una lunghezza accettabile.

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