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8/10

Centochiodi regia di Ermanno Olmi

Drammatico
recensione di Giulia Bramati

Un professore universitario di filosofia delle religioni realizza che nessun libro lo porterà mai vicino alla verità; decide allora di inchiodare al pavimento della biblioteca cento libri antichi e di fuggire dalla sua stessa vita, rinunciando a tutti i beni materiali e rifugiandosi in una casa abbandonata sulle rive del Po.

“Ma i libri – pur necessari – non parlano da soli”. La sentenza apodittica di Raymond Klibansky che apre Centochiodi è la chiave di lettura dell'intero lungometraggio. Il professore di filosofia delle religioni, protagonista senza nome della pellicola, ha trascorso la sua giovane vita con l'obiettivo di raggiungere la verità attraverso l'ausilio di libri ricchi di sapere. La sua ricerca non ha avuto buon esito: il professore comprende che il miglior modo per trovare la verità non è leggere, ma vivere. Dopo aver commesso il significativo atto di inchiodare al suolo cento antichi volumi della biblioteca, fugge dalla sua vita, abbandonando tutti i suoi beni materiali in mezzo alla strada: un moderno San Francesco, che si spoglia delle ricchezze per soccorrere i più umili. E così il professore si ritrova a dover soccorrere un piccolo villaggio sulle rive del Po, vittima di un sistema che non riconosce la proprietà del suolo agli abitanti. Il professore diventa così un dispensatore di saggi consigli, per lo più ricavati dal Vangelo, che aiutano gli abitanti del villaggio ad affrontare problemi sia collettivi che individuali.

È facile intravedere nelle vesti del professore un contemporaneo Gesù Cristo, nome peraltro attribuitogli dagli abitanti del villaggio, che vedono in lui un Messia giunto per aiutarli.

Definire Centochiodi un film religioso è errato; è piuttosto un film sui valori fondanti del Cristianesimo, riproposti da Olmi in un'atmosfera serena e delicata: la solidarietà, la futilità dei beni materiali – libri compresi -, la povertà, valori oggi dimenticati. L'abbandono della lucente e costosa automobile del professore è emblematica: il consumismo, di cui tutti noi oggi siamo vittime, viene abbandonato senza alcun ripensamento a favore di una vita umile, ma più felice.

La splendida fotografia di Fabio Olmi, figlio di Ermanno e già suo collaboratore in Lunga vita alla signora! (1987), ne La leggenda del santo bevitore (1988) e ne Il mestiere delle armi (2002), accompagna con dolcezza i lunghi silenzi del film, significativi e meditati. Gran parte del film è ambientata sulle rive del Po, celebrato con belle immagini delle sue acque: le inquadrature notturne, addolcite dal contrasto tra le sagome nere degli uomini e lo sfondo blu del fiume, rievocano la quiete del professore.

Olmi ha scelto Raz Degan per interpretare il complesso ruolo del professore: una scelta curiosa, ma adatta. Nel film Degan è doppiato da Adriano Giannini. Gran parte del cast è composto da attori esordienti.Centochiodi è stato presentato alla sessantesima edizione del Festival di Cannes fuori concorso.

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fellinirimini (ha votato 9 questo film) alle 10:59 del 22 agosto 2013 ha scritto:

Meraviglioso. Nessun libro vale quanto un caffè con un amico.