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8/10

Fronte del Porto regia di Elia Kazan

Drammatico
recensione di Gloria Paparella

I sindacati dei portuali di New York sono controllati da un’organizzazione banditesca e corrotta; dopo aver assistito ad un omicidio, Terry Malloy, ex pugile diventato scaricatore di porto, viene convinto a tacere sull’accaduto. Ma, grazie alla relazione con la sorella della vittima, egli racconterà la verità in tribunale e gli altri scaricatori, guidati dal suo coraggio, seguiranno il suo esempio.

Pensato da Elia Kazan e scritto da Budd Schulberg, Fronte del porto è la versione cinematografica di una serie di articoli riguardanti numerosi delitti al porto di New York che avevano fatto vincere il premio Pulitzer a Malcom Johnson nel 1951. Kazan, il quale aveva collaborato con il Comitato per le Attività Antiamericane facendo il nome di molti suoi colleghi (tra i quali anche l’attrice Kim Hunter, da lui diretta in Un tram che si chiama desiderio), non rimase indifferente a questi eventi e decise di farne un film.

Da ex lavoratore di porto, il regista visitò il fronte del porto di Hoboken (dove fu girata la pellicola nel 1953) che era controllato da gang rivali e dove gli scaricatori che non versavano tangenti ai boss addetti al reclutamento non lavoravano. Il progetto, rifiutato sia dalla Warner Bros, sia dalla Paramount (una pellicola in bianco e nero sui problemi dei lavoratori portuali non appariva molto allettante), fu salvato dalla Columbia soprattutto per la presenza di Marlon Brando nei panni del protagonista Terry Malloy. Con giubbotto di lana a quadretti e ruvidi calzoni da lavoro, Brando è quasi indistinguibile dai veri scaricatori che furono utilizzati nel cast per rendere ancora più realistica la storia. Coinvolto dal fratello nell’omicidio di un lavoratore da parte di un racket sindacalista, Malloy denuncia il clan organizzato grazie all’appoggio di Padre Barry (Karl Malden) e di Edie (Eva Marie Saint), sorella della vittima della quale è innamorato.

Il film, che rappresenta i temi della denuncia sociale e del tradimento (inizialmente Malloy viene disprezzato dai suoi compagni per aver detto la verità), vede il debutto di Eva Marie Saint, premio Oscar come Migliore Attrice non protagonista, nella parte dell’eroina fragile e nervosa che si innamora del protagonista e lo porta sulla buona strada. Tornato a lavorare con Kazan, Marlon Brando offre una delle sue interpretazioni migliori, premiata con l’Oscar, fatta di molta improvvisazione e nata dalle varie ricerche sulla vita degli scaricatori di porto. La scena più importante, diventata leggendaria, in cui il protagonista parla con suo fratello Charley (Rod Steiger) su un taxi, fu improvvisata parecchio da entrambi gli attori provenienti dall’Actor’s Studio: Brando guarda con scioccata incredulità la pistola puntatagli contro e la cinepresa è incollata sul volto degli attori, “creando” così la scena che è una sorta di compromesso tra la sceneggiatura di Schulberg e le aggiunte degli interpreti. La sequenza è una fusione armonica tra Brando e Steiger e della loro recitazione realistica dalla forza commovente, e il risultato finale è uno dei momenti più sensazionali di Brando sullo schermo. Dietro il finestrino posteriore della vettura dovevano comparire le immagini di una New York in movimento ma, in mancanza del filmato, si utilizzò una tendina e Kazan filmò la scena sfruttando i primi piani degli attori, i quali diedero prova della propria qualità recitativa.

Nonostante sia stato girato nell’inverno del New Jersey e con povertà di mezzi, il film riuscì ad imporsi come una delle opere più importanti della storia del cinema, ricevendo 12 nomination agli Oscar del 1955 e vincendone ben 8, tra cui Miglior Film e Miglior Regia. Colossale successo al botteghino, Fronte del porto è un dramma sul recupero di un uomo caduto in basso e rimane uno dei film più acclamati di Hollywood che mise Marlon Brando nella prima fila delle gradi star internazionali.

 

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