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6/10

The Wall regia di Dariusz Glazer

Drammatico
recensione di Marta Terzi

Mariusz è un giovane ragazzo cresciuto troppo in fretta, che cerca, ora, riscatto ed indipendenza. Lascia la vecchia casa e la madre depressa, con cui non è mai andato d'accordo, cercando di tagliare i ponti con il passato. Conosce Agata di cui si innamora e spera davvero di poter cambiare, ma la vita, che con lui non è mai stata generosa, rischia di azzerare le sue illusioni.

The Wall rappresenta l'esordio alla regia del polacco Dariusz Glazer. Opera per certi versi ciclica che riflette sulla possibilità di meritare una seconda occasione. Questo film racconta il tentavo di Mariusz di abbandonare la casa natia e la madre inferma, che per lui sono fonte di profonda vergogna, per crearsi una nuova vita; e sembra riuscirci, conoscendo ed innamorandosi della vicina Agata e portando avanti il suo lavoro, ma i fantasmi del passato tornano a tormentarlo per costringerlo ad una ricaduta. La storia si articola su tre filoni narrativi: uno esplicito, il presente, e due impliciti, che si intravedono tra i dialoghi, la fotografia e la musica, ovvero tutti quegli elementi che il cinema usa per mostrare il sotto testo narrativo. E il sotto testo di questa vicenda è capire che non si può creare un futuro cancellando il passato. Ecco che allora capiamo cosa è stato Mariusz attraverso la sua vergogna ed i giudizi della gente; capiamo il suo bisogno di cambiare atmosfera, di muoversi in un nuovo mondo per scrivere una pagina che sia completamente bianca. Capiamo che è stato uno spacciatore, che ha perso il padre, che è cresciuto in un quartiere popolare: più il ragazzo tenta di nascondere ciò che ha vissuto, più il pubblico lo scopre e vede nel suo scappare un meccanismo di protezione. Ci vuole davvero poco per capire che Mariusz mostra solo una facciata di quello che è, mentre noi siamo in grado di girargli intorno, guardarlo nelle sue tre dimensioni senza giudicarlo. Ma oltre ad essere stato, il protagonista è. È un ente agente che lavora sodo per poter costruire nuove fondamenta al suo passato. La dimensione del cambiamento, l'appartamento nuovo, la relazione con Agata sono il presente, sono quello che lui vuole ardentemente: il presente che dovrebbe costituire l'unico passato di un futuro che ancora non c'è. Ma non si può costruire un palazzo dal primo piano, così Mariusz non può costruirsi un futuro senza il passato. Infine vi è, nel lungometraggio, qualcosa che ancora non è, ma viene suggerito dagli sguardi persi nel lontano orizzonte: è il futuro immaginato che crolla addosso al protagonista, non perchè non lo meriti, ma perchè, cercando di eliminare il suo passato, ha distrutto le fondamenta di quello che stava costruendo. Qui risiede il significato profondo del film: passato, presente e futuro sono tre elementi inscindibili, senza l'uno non possono esistere gli altri due; chi non ha passato, non avrà futuro: perchè chi non ricorda gli errori commessi, distruggerà la propria seconda occasione. La vita può concedere alternative e altre possibilità, ma è necessario tenere a mente quello che si ha già sbagliato per uscirne vittoriosi. Quindi Mariusz, ragazzo tanto buono e speranzoso, viene di nuovo fregato dalla vita? No, il film non racconta un'esistenza completamente fallimentare; c'è un elemento del passato di Mariusz, di cui lui non si dimentica, che continua a curare nel presente e a cui promette assistenza anche nel futuro: la madre. Il rapporto con la madre è l'aspetto del racconto che ha davvero bisogno di una seconda occasione ed è in grado, nel finale, di sfruttarla al meglio. Un esordio dal sapore amaro per il regista Dariusz Glazer; una storia toccante che non si schiera a favore di una madre malata o di un ragazzo giudicato, ma mostra un rapporto lacero che ha bisogno di ritrovare vitalità; e nei continui fallimenti a cui la vita obbliga queste due figure, scopriamo che l'amore di una madre per il figlio e di un figlio per la madre è quello di cui i nostri personaggi hanno davvero bisogno.

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