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R Recensione

7/10

Kinatay - Massacro regia di Brillante Mendoza

Drammatico
recensione di Matteo Chessa

Manila. Il giovane studente di criminologia Peping (Martin), neosposo e padre di un bambino piccolo, cerca di mantenere la famiglia con saltuari lavori malavitosi. Uno di questi lo porta ad assistere allo stupro e l'omicidio della prostituta Madonna (Lopez), drogata in ritardo con i pagamenti. Combattuto tra la voglia di intervenire e quella di scappare, Peping assiste a tutto inerme.

Il sesto lungometraggio del regista filippino Mendoza alterna ad una prima parte luminosa e trafficata e veloce, in cui la vita caotica della città scorre normalmente con i suoi ritmi frenetici, una seconda buia, desolata e lenta, dove lo stupro e l'assassinio della prostituta sembra non passare mai. Ad intervallare i due frammenti il viaggio nella macchina che trasporta Peping dal caos rassicurante della metropoli alla calma terrificante della casa in cui si consuma il delitto. Considerato da tanti spettatori un documentario con cui il regista riprende e racconta la città e i luoghi in cui è nato e cresciuto, secondo altri paragonabile agli snuff movies per il realismo e la crudezza con cui sono mostrati lo stupro e lo smembramento del corpo di Madonna, Kinatay parla del male senza dargli un volto definito (chi sono in realtà i malviventi con cui collabora Peping?), mostrandolo liberamente e senza censure per suggerire allo spettatore che la violenza e l'orrore si può trovare in qualsiasi persona. Amato da Quentin Tarantino per il modo in cui rappresenta il buio dell'animo umano, detestato dal critico americano Roger Erbert (tanto da scusarsi pubblicamente con Vincent Gallo, regista di The Brown Bunny, per aver definito il suo il peggior film portato a Cannes) per l'inutilità delle sue scene lente che servono solo per arrivare alla sequenza dell'omicidio. Vincitore del premio alla regia al 62° Festival di Cannes.

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