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8/10

5 Giorni Fuori regia di Anna Boden

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

Il giovane Craig è tormentato dall'idea del suicidio; lo stress, le carenze affettive, la concorrenza lo spingono verso la depressione....ne uscirà grazie all'aiuto di nuovi amici che vivono le stesse difficoltà...

Chi lo dice che per crescere non servano anche esperienze strane che potrebbero essere dai più catalogate come al limite della decenza e della rispettabilità.

Il lavoro contro i pregiudizi a riguardo delle malattie di origine mentale è ancora lungo e, certo, film come quello di Anna Boden e Ryan Fleck aiutano a comprendere meglio la situazione di disagio, in questo caso adolescenziale, che porta persone considerate fino a ieri “normali” ad attraversare un periodo di difficoltà e di malessere che può tuttavia essere un momento di riflessione sull’esistenza vissuta fin lì, su quello che non va e su come sia possibile superare i problemi che, apparentemente insormontabili, hanno portato al ricovero volontario o meno, presso una struttura ospedaliera.

Le vicende di Craig, interpretato da un convincente Keir Gilchrist, ruotano attorno al problema della depressione, una depressione legata allo stress da prestazione, ogni giorno più presente nella nostra società che ricerca la perfezione e che vive di una competitività sfrenata, che emargina anche per la minima stranezza o eccentricità

Il giovane Craig è un ragazzo che vorrebbe vivere spensieratamente la propria adolescenza, così come era accaduto con la propria infanzia (si notino gli inserti a tal proposito nel corso della narrazione), ma deve fare i conti con un padre che lo vorrebbe primo in tutto e laureato nelle migliori università, con un curriculum di prim’ordine, pronto a giocarsi tutte le sue carte nel mondo dell’economia competitiva.

Craig vive con difficoltà questa situazione e si sente oppresso e incapace di rispondere razionalmente a questi problemi, preferendo che le cose gli caschino addosso, pronto persino al suicidio per non deludere le aspettative paterne.

Ma è forse il rispetto per  la fiducia mostrata dai genitori verso di lui, che  lo porta a fare la cosa meno ovvia e più coraggiosa: presentarsi presso una struttura ospedaliera,  convincendo i medici a ricoverarlo nel reparto psichiatrico per superare questi problemi insormontabili.

Scoprirà un mondo nuovo, fatto di personaggi particolari, ma capaci di donarsi, di aprirsi a lui nonostante i problemi psicologici che condividono e quel loro passare per perdenti di fronte ad un mondo che non li capisce, che li ritiene dei reietti perché si comportano diversamente dal comune sentire e pensare.

I personaggi che la sapiente sceneggiatura scritta dagli stessi registi riesce a tratteggiare sono persone che, in fondo, tengono alla vita, ma si sentono escluse perché incapaci di fronteggiare con serenità le difficoltà che la vita nel mondo pone. Le terapie di gruppo utilizzate, soprattutto attraverso i laboratori artistici musicali e pittorici, tendono a far recuperare alle persone ricoverate un senso di gruppo e di appartenenza, nonché una rinnovata fiducia nelle proprie capacità, attraverso un riorientamento delle priorità della vita e un rinnovamento delle abilità acquisite, che permettano di aprirsi nuovamente alla società per dialogare in maniera nuova e più conscia con gli altri.

In questo senso personaggi come quello interpretato dal simpatico e sempre più eccentrico Zack Galifianakis o la dolce adolescente Noelle coetanea di Craig (interpretata da una convincente Emma Roberts, nipote di Julia Roberts) sono personaggi a tutto tondo con una loro personalità, con un loro perché, una loro autonomia pur nella difficoltà psicologica ed esistenziale.

La maturità che acquisisce Craig nasce dal confronto e dalla conoscenza del suo problema, come problema condiviso, non più insormontabile, ma anzi risolvibile in termini razionali, dialogici e non solo farmacologici.

Il raggiungimento di una maturità affettiva è, contemporaneamente, opportunità per una rinnovata fiducia nell’altro e in sé stesso e nelle proprie capacità.

Certo ci saranno nuovi obiettivi, diversi da quelli imposti dai genitori, ma non meno belli ed avvincenti e degni di essere realizzati e vissuti in pienezza.

Una sceneggiatura solida e un soggetto originale si accompagnano a molta inventività formale, con degli inserti di animazione che danno verve ed originalità ad un film che già di per sé non manca di colpi di scena.

Forse manca il lirismo di pellicole che affrontavano temi simili come Ragazze interrotte o The Million Dollar hotel, ma il film del duo registico Boden /Fleck non ha nulla da invidiare ai suoi esempi e, anzi , si caratterizza per una sua originalità e per una prova attoriale di tutto rispetto dell’intero cast.

5 giorni fuori dal mondo per ritrovare il proprio mondo nell’accezione latina del termine,  mundus,  come ordine, come costruzione di nuovo ordinata, a partire da un nuovo centro, da un nuovo cuore!

 

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