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5/10

S1m0ne regia di Andrew Niccol

Drammatico
recensione di Matteo Chessa

Un regista, Viktor Taranski, durante un periodo di crisi dovuto ad alcuni film senza successo, si affida, all'insaputa di tutti, ad un'attrice creata da un programma di realtà simulata, Simone, per interpretare i suoi film facendola diventare un'icona cinematografica, amata e idolatrata da tutti salvo volersene liberare quando capisce che la sua creatura lo sta portando a dimenticarsi di sè stesso e della sua arte.

Pigmalione, secondo Le Metamorfosi di Ovidio, oltre ad essere re di Cipro, fu uno scultore che modellò una statua d'avorio raffigurante una donna, nuda e bellissima, del quale in seguito si innamorò, al punto di chiedere alla dea Afrodite di farla diventare umana per poterla avere in sposa. Parla di questo personaggio la pagina del computer che Lainey Christian (Evan Rachel Wood) legge nella casa del mare di suo padre Viktor Taranski (Al Pacino). Si intravede per una frazione di secondo, in cui però viene, indirettamente, trattata gran parte della vicenda che il personaggio interpretato da Pacino vive in questo film. S1m0ne, 2002, di Andrew Niccol (anche sceneggiatore e produttore), racconta la storia di un regista, Viktor Taranski, che durante un periodo di crisi dovuto ad alcuni film senza successo, si affida all'insaputa di tutti ad un'attrice creata da un programma di realtà simulata, Simone, per interpretare i suoi film facendola diventare un'icona cinematografica, amata da tutti, anche da lui stesso, salvo ( a differenza del testo di Ovidio) volersene liberare quando capisce che la sua creatura lo sta portando a dimenticarsi di sè stesso e della sua arte.

Andrew Niccol, giovane regista e sceneggiatore neozelandese, non è nuovo alla tematica del rapporto tra il reale e l'irreale, tra l'analogico e il digitale, tra il vero e la finzione. Già nel suo primo film Gattaca (1997) vengono messe in scena le lotte di classe tra chi è nato programmato geneticamente (il falso, l'artificiale) e chi invece con un patrimonio genetico naturale (il vero). O anche in The Truman Show (1998) da lui sceneggiato ma diretto da Peter Weir, i confini tra la realtà e la finzione sono sottilissimi. S1m0ne è un film che fin dal principio si basa su questo rapporto, con la prima inquadratura che rappresenta il cielo, emblema del naturale e del reale, che si rivela soltanto in un secondo momento l'immagine di un cartellone pubblicitario.

Questa alternanza di location reali e finzionali è un caposaldo di tutto il film, dove soltanto il mare della casa di Victor è naturale mentre tutto il resto (cielo, sfondi del deserto e dei paesaggi durante le interviste di Simone) è creato artificialmente. In S1m0ne, titolo riferito non solo al nome dell'attrice ma anche e soprattutto alla fusione delle parole Simulation One (nemmeno la tecnica di titolazione è nuova a Niccol dato che anche la parola Gattaca è il risultato di una combinazione di quattro basi azotate), il rapporto viene portato ad un livello meta-cinematografico. Sia a causa delle varie messe in scena che Victor fa per render reale l'immagine della sua diva, arrivando a creare un vero e proprio set cinematografico in luoghi adibiti normalmente ad altri utilizzi (hotel) salvo non utilizzare il vero set per fare film. Sia per le due tipologie di cinema citate.

Da una parte quello di John Cassavetes, con il suo Actor's Workshop, un laboratorio di recitazione basato molto sulla fisicità degli attori e sull'improvvisazione. Un cinema off, libero, lontano dagli studios e dai produttori (spesso ci si autoproduceva) in cui la troupe veniva vissuta come una grande famiglia e non come professionisti che lavorano assieme e in cui agli attori era concesso di liberarsi dalle catene della sceneggiatura e rivelare qualcosa di personale che arricchiva l'opera. E' questo il tipo di cinema che Victor Taranski segue all'inizio del film. Dall'altra parte il nuovo cinema digitale, con la sua economicità, che da' la possibilità di creare in post produzione location, movimenti attoriali e, come questo film dimostra, attori stessi.

Un cinema sinonimo di finzione, di irrealtà, che ha però un doppio legame con il vero, sia perchè Simone, l'attrice in pixel, viene idolatrata ed amata da tutti, tanto che i vari sfoghi e le confessioni che Victor fa durante il film non vengono percepite nè ascoltate da chi gli sta attorno, sia perchè le fattezze fisiche e anche le varie espressioni e i movimenti di Simone vengono create amalgamando immagini e movenze di attrici e dive del passato e del presente (viene ripreso il mito del mostro di Frankenstein di Mary Shelly creato dall'assemblaggio di vari pezzi di cadavere). Non è un caso che la casa che produce i film di Taranski si chiami Amalgamade Film Studios. Film meta-cinematografico perchè Victor Taranski viene paragonato a molti registi reali duranti il film. Alcuni evidenti come Cassavetes e tutti i nuovi registi digitali. Meno visibile è quello con Roberto Rossellini, di cui si riprende la distruzione della diva.

Come il grande regista italiano demolisce l'immagine di Ingrid Bergman, gettando via trucchi, fotografia, costumi e scenografia così Taranski cerca di distruggere l'immagine di Simone facendola mangiare assieme ai maiali. Resta da chiedersi se sia un film riuscito o no. Perchè dopo tutto un normale film di 113 minuti non dovrebbe risultare pesante nell'ultima parte e inoltre il finale sembra quasi scritto per poter dare un happy ending alla storia. Anche la trovata dei titoli di coda, dove la brava e bella Rachel Roberts non viene citata per far spazio al nome di Simone (spacciata come una vera attrice digitale creata al computer) e al proseguimento della finzione, risulta un po' troppo forzato, come alcune scene del film in cui il rapporto di cui parlo in precedenza arriva a sfiorare il ridicolo (Simone, o meglio il suo ologramma, che canta davanti a milioni di persone la canzone You make me feel like A Natural Woman di Aretha Franklin).

O ancora la rappresentazione macchiettistica delle figure professionali, con gli attori e i produttori pronti a tutto pur di girare il film e i giornalisti sempre a caccia dello scoop. L'unica che sembra salvarsi da questo mondo falso è Lainey, l'unica che accetta e adora il padre per come è realmente e l'unica che gli crede fino alla fine tanto da riuscire a salvarlo. Non è un caso che sia lei a leggere la pagina del computer che tratta di Pigmalione, perchè forse non è Simone la creatura bellissima creata da Victor (che effettivamente non l'ha creata). Forse la bella donna che riesce a far uscire il regista dalla sua "splendida isolazione" è sua figlia. Lette in questi termini risultano più vere e comprensibili le parole che il regista pronuncia durante il film "Ho preso il nulla e ne ho fatto qualcosa".

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Teodosio 10/10

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