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6/10

One Day regia di Lone Scherfig

Commedia romantica
recensione di Fulvia Massimi

Il 15 luglio 1988, giorno della loro laurea, Dexter Mayhew (Jim Sturgess) ed Emma Morley (Anne Hathaway) trascorrono insieme una notte “bianca” che siglerà un’amicizia e poi un amore lungo quindici anni, scandito dalla ricorrenza di San Swithin.

Il bell’adattamento del romanzo omonimo di Nick Hornby, An Education, candidato nel 2009 a un Golden Globe e tre premi Oscar (complice anche la splendida interpretazione di Carey Mulligan), aveva permesso alla danese Lone Scherfig, esordiente in “terra straniera”, di catturare l’interesse internazionale, diventando il banco di prova di un talento emergente già consapevole di sé ma ancora da consolidare pienamente.

L’occasione per farlo arriva due anni dopo, quando alla Scherfig viene affidata la trasposizione cinematografica del best-seller internazionale di David Nicholls, One Day - storia d’amore lunga tre lustri e raccontata attraverso le vite, distinte ma destinate a riunirsi, di due giovani alla ricerca della propria realizzazione nella Londra degli anni ’90 e duemila.

La scelta della Scherfig, ben lontana dall’essere casuale, sottolinea piuttosto una strategia di replicazione del successo ottenuto con An Education. Romanzo di formazione (amorosa) in salsa british (con retrogusto agrodolce), firmato da un giovane autore letterario con velleità cinematografiche (suo anche lo script del film), One Day non sembra infatti discostarsi – nelle sue linee generali, ma non certo nello stile – dall’opera di Hornby, spaccato di un’Inghilterra anni ’60 in cui l’emancipazione femminile era ancora di là da venire.

Portare sullo schermo il romanzo di Nicholls si rivela, però, un’impresa più ardua del previsto e l’ambizione del progetto finisce per scontrarsi con l’oggettiva difficoltà di dare forma cinematografica ad un meccanismo letterario splendidamente calibrato ma semplicemente troppo ricco per essere ridotto. La fedeltà all’originale viene comunque assicurata da una sceneggiatura che è appunto lo stesso Nicholls a realizzare (come d’altronde aveva fatto Hornby), impedendo lo stravolgimento della propria opera e guidando la Scherfig nella messa in scena di quelle stesse atmosfere che ne avevano accordato il successo.

Del materiale letterario di partenza, corposo e composito, vengono isolati i dettagli più significativi, i brevi tocchi pittorici necessari a suggerire il quadro della vicenda restando nei tempi limitati della fruizione cinematografica, a costo di sacrificare la complessità di un romanzo la cui bellezza risiede proprio nell’eterogeneità degli spunti, così come nella profondità delle descrizioni umane, spaziali e psicologiche. Gli anni si susseguono con la rapidità di un orologio che scorre (senza, però, che l’invecchiamento degli attori segua di conseguenza), stampandosi sull’immagine in notazioni didascaliche: delle vite di Dex ed Emma, osmotiche nel loro continuo interscambio di (fragile) felicità e frustrazione, non viene fornito che un assaggio, spesso a discapito di chi, ignaro del romanzo, si ritrova spaesato, privato delle connessioni necessarie per comprendere il nesso della storia.

Concepito come un’opera ellittica fin dalle sue origini letterarie, One Day si mantiene tale anche sul grande schermo (grazie al montaggio di Barney Pilling), procedendo per brevi quadri che anche allo spettatore “istruito” dalla lettura restano parziali e incompresi, a loro modo freddi, poiché incapaci di far dimenticare i dettagli di una storia già conosciuta, catapultando attraverso la finzione benefica delle immagini in un territorio in cui l’immersione cinematografica fa da antidoto alla mancanza di sorpresa.

Il romanzo di Nicholls rivive certamente, grazie alla scelta di due interpreti azzeccati (Jim Sturgess e Anne Hathaway, britannica nell’accento ma non nelle origini) e allo sguardo fresco e moderno di una regista in grado di cogliere i nodi e le impressioni vibranti del materiale da cui attinge. Nonostante le buone intenzioni, però, il risultato non è all’altezza delle aspettative: troppo sfuggente, si perde per strada (come i suoi protagonisti), ritornando poi sui suoi passi per riallacciarsi, infine, alle premesse iniziali, riavvolgendo il nastro del tempo in quella stessa composizione ad anello che ne aveva caratterizzato la struttura letteraria.

La cima di una collina scozzese è l’inizio e la fine di una storia d’amore possibile ma non perfetto, perché umano, a suo modo capace di trasformare i destini di due personaggi pericolosamente in bilico tra mediocrità e totale perdizione in pochi istanti di felicità effimera. Nell’intervallo tra i due momenti è racchiuso, in pillole, il racconto di un’epoca ancora troppo vicina per essere archiviata ma al tempo stesso venata dal sapore del passato: gli anni ’90, con i loro colori acidi e sgargianti (colti dalla fotografia del francese Benoît Delhomme - che pure dà il meglio di sé giocando con i toni freddi del blu) si avvicendano l’uno dopo l’altro, carichi di aspettative e speranze ma anche di sogni infranti, giungendo infine alla loro maturità con l’avvento del nuovo secolo.

«La metropoli aveva vinto (e dire che era stata avvisata). Come in un party sovraffollato, nessuno aveva notato il suo arrivo e nessuno si sarebbe accorto della sua partenza», scriveva Nicholls a proposito di Emma. Peccato che lo stesso pensiero si possa applicare al film della Scherfig, destinato a cadere presto nel dimenticatoio.

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alexmn alle 15:29 del 25 novembre 2011 ha scritto:

premetto che non ho letto il libro, nè visto ilm film (per ora). all'inizio il trailer mi aveva colpito..mi ero lasciato convincere. poi non so..sarà quel deja-vu con dieci inverni (che ho personalmente adorato) o non so che altro. forse jim sturgess che non mi sembra azzeccatissimo per questo ruolo. però sono solo impressioni..appena lo recupero, dirò qualcosa di più sensato

hayleystark, autore, (ha votato 6 questo film) alle 7:58 del 26 novembre 2011 ha scritto:

Posso solo dirti (giusto per non condizionarti, eh) che con Dieci Inverni - altrettanto personalmente adorato - non si pone nemmeno il confronto.