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5/10

Il Giorno in Piu regia di Massimo Venier

Commedia Italiana
recensione di Francesco Carabelli

Giacomo lavora nel mondo finanziario ed è appena stato lasciato da una donna.

Si innamora di un'altra ragazza, che prende lo stesso tram tutte le mattine, ma, quando si conoscono lei gli comunica che il giorno successivo partirà per sempre per New York....

Giacomo decide di andarla a trovare, approfittando di un viaggio di lavoro...sarà una breve ma intensa storia e così i due vogliono che sia....

Guardando questa commedia tratta dal romanzo di Fabio Volo, ci si chiede se fosse necessario questo dispendio di energie per mettere in scena una storia banale, che si regge tutta sulla presenza del tuttofare bresciano. Certo, Volo tiene bene la scena, ma alcuni passaggi come l’apertura del film, risultano insipidi e tutto sembra già visto. Anche il girato newyorkese si regge su dei clichè e la fotografia insiste su delle panoramiche da cartolina, senza spiccare in originalità.

La Ragonese che si era distinta in una pellicola come Dieci inverni, per la spontaneità e la freschezza della sua prova attoriale, rimane qui alla superficie del personaggio senza riuscire a dare originalità al personaggio di Michela.

Buona la prova degli attori di contorno, tra i quali spicca Pietro Ragusa che interpreta Dante, il collega ed amico di Fabio Volo/Giacomo, riuscendo a costruire un personaggio credibile e ricco di sfaccettature.

Per il resto, la pellicola manca di spessore. La storia di amore tra Giacomo e Michela non ci regala sorprese, anzi si appiattisce su una classica commedia romantica, che in più estremizza solo la precarietà della vita, esportando ai rapporti affettivi l’instabilità  dei rapporti lavorativi.

Un film ben confezionato registicamente e fotograficamente, ma che lascia indifferente per la banalità della storia raccontata e per l’incapacità di scendere nei particolari della psicologia dei personaggi;  incapacità questa probabilmente, della sceneggiatura, non tanto delle prove attoriali singole; sceneggiatura che non rischia, ma che si affida al già detto, al già visto.

Ma forse è troppo pretendere da una commedia italiana un surplus di immaginazione e di ricchezza.

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