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6/10

C è Chi Dice No regia di Giambattista Avellino

Commedia Italiana
recensione di Alessandro Giovannini

A Firenze si reincontrano ad una cena di classe tre compagni di scuola, vittima non solo del precariato ma anche delle altrui raccomandazioni: Max è un giornalista che scrive per un giornale locale, e vienne sorpassato dalla figlia di un noto scrittore; Irma, una capace dottoressa, è scalzata dalla nuova compagna del primario, e finisce per perdere non solo la promozione, ma anche il fidanzato; Samuele, assistente universitario esperto in diritto penale, perde un concorso truccato che fa vincere il genero di un potente barone dell'istituto. Insieme i tre decidono di ribellarsi al sistema, prima in modo personalistico, poi sempre più in larga scala, dando involontariamente il là ad un movimento di protesta noto come "I pirati del merito".

Fa piacere vedere una commedia lontana dalle caratteristiche di molte (tutte?) commedie italiane contemporanee (e non): evitando facili battute, svogliati plot da piattume televisivo, esaltazioni del pecoreccio e del pruriginoso, volgarità deliberata, il regista Giamabattista Avellino assieme allo sceneggiatore Fabio Bonifacci, ha messo in scena una pellicola garbata, vivace, spesso divertente e, per una volta, con un contenuto serio, attuale, predominante nel dibattito pubblico della società italiana contemporanea: non tanto il fenomeno del precariato di per sè, bensì la denuncia del marciume del macchinario societario che assegna premi e punizioni, o in questo caso specifico assunzioni e bocciature, viziato da un nonnismo criminale e mafioso, dal regime dei favori e delle clientele che soffoca il Bel Paese e lo consegna nelle mani di inetti pusillanimi.

Con un trio di interpreti principali affiatato e simpatico (sebbene non molto credibile nel forzato accento toscano, soprattutto la Cortellesi) ed un buon cast di contorno, volti giovani e freschi che sicuramente fanno bene al cinema nostrano, una fotografia chiara e luminosa, una scenografia variegata, profondamente aiutata dai paesaggi fiorentini negli esterni, accurata e credibile negli interni, un montaggio notevole che, nel difficile compito di mantenere il ritmo in un film in gran parte affidato ai dialoghi, riesce anche ad incastrare qualche interessante piano-sequenza ricorrendo persino al dolly, conferendo dinamismo ad un cinema di parola, C'è Chi Dice No è sicuramente un film tecnicamente valido, supportato anche da una discreta colonna sonora.

Se nel contenuto e nello stile il film risulta convincente, è nella forma che si può cercare un motivo di disappunto: il cinema italiano, si sa, ha la commedia come genere popolare privilegiato; siamo sicuri che la forma filmica della commedia fosse la più adatta per trattare un tema serio come questo? Ci si può limitare ad un riso amaro riguardo un argomento così drammatico (e non è eccessivo usare questa parola) per la società italiana odierna? Forse sarebbe ora che in Italia si smettesse di ridere su temi seri e che si affrontassero, appunto, seriamente. Questo senza  volersi accanire contro il tentativo, senz'altro nobile, del regista, di sollevare la questione.

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