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8/10

A Time In Quchi regia di Tso-chi Chang

Commedia
recensione di Alessandro Grasso

Alla fine del semestre scolastico l'adolescente Bao, viene portato a Quchi dai genitori prossimi al divorzio, città in cui vive suo nonno. Inizialmente desolato, Bao trascorre l'intera estate in campagna, una realtà opposta all città in cui vive, Taipei.  A Quchi scoprirà il vero significato dell'amicizia, del distacco, della povertà. Ogni personaggio che circonda il protagonista ha qualcosa da insegnargli. L'estate a Quchi diventa una tappa indispensabile per conoscere qualcosa in più sulla vita.

Il film di Tso-chi Chang, A time in Quchi, avrebbe meritato un premio alla 66° edizione del festival di Locarno. Il regista e sceneggiatore del film sviluppa una commedia corale sopraffina. Guardandolo risalgono alla memoria grandi maestri: il Rohmer di Racconto d'estate, l'Ozu di Viaggio a Tokio. Il giovane protagonista Bao (Liang-Yu Yang, magistrale nella sua interpretazione), ha la capacità di mostrare un'indifferenza tale verso il posto in cui trascorrerà l'estate (Quchi, la città di campagna dove abita il nonno), da aprire uno spazio nuovo ancor prima che venga mostrato. I suoi occhi, continuamente puntati sull'iphone e sul tablet durante il viaggio in auto da Taipei a Quchi, aprono quelli dello spettatore verso un viaggio estivo che porta con sè un valore inestimabile. La figura del nonno, personaggio chiave del film, si presenta subito come la più rigorosa: niente televisione, a cena alle cinque del pomeriggio, meditazione e pittura durante la giornata. Questo rigore ha in sè la dolcezza di un uomo che vuole insegnare quanto può offrire una vita fatta di socialità. E' proprio il nonno ad accompagnare il nipote in una scuola estiva, dove avvengono incontri altrettanto speciali: una compagna di classe, appartenente a una famiglia che gira per la città rovistando tra i rifiuti; un bambino affascinato dalla tecnologia che possiede Bao (insieme fanno volare un elicottero pilotato dal suo tablet) e quest'ultimo invece attratto dai suoi tratti più selvaggi; una giovane insegnante, che comprende la diversità del protagonista rispetto ai suoi compagni, la sua "riservatezza cittadina" e il peso dell'imminente separazione dei gentori. Le inquadrature fisse (non è presente alcun movimento di macchina per tutto il fim) ci descrivono i personaggi, presi sia nella loro singolarità che nel loro insieme. Tso-chi Chang sa effettuare i giusti accostamenti tra le varie personalità, i cui dialoghi non fanno che dettagliare ; l'alternanza singolo-gruppo ci restituisce un quadro d'insieme ampio e profondo. La sua abilità tecnica sta anche nel non aver mostrato i luoghi della città ma soltanto quelli di campagna: i suoi fiumi, gli alberi, le strade sterrate, un campetto da basket (lo sport nel film è una componente di unione tra gli adolescenti). Una campagna generosa e meschina nei confronti del protagonista che deve fare i conti con la morte del suo compagno di classe, travolto dalla forza del fiume. L'infarto che colpisce il nonno di Bao interrompe, forse, l'estate più importante della sua vita. Bisognoso di cure, adesso spetta a Bao prendersi cura del nonno; una stanza vuota lo aspetta in città.         

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