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7/10

Tutta La Vita Davanti regia di Paolo Virzì

Commedia
recensione di Tiziana Albanese

Tratto da un romanzo di Michela Murgia ("Il mondo deve sapere") il film racconta le "disavventure" di Marta, giovane appena laureata con lode in filosofia, che in attesa dell'esito del concorso per il dottorato, cerca un lavoro part-time. Si imbatte così in Sonia, una ragazza all'incirca della sua età , con una vita disordinata e una bambina, Lara, a cui non sembra in grado di badare, e a cui Marta farà  da baby-sitter. Quando però capisce che deve guadagnare di più, su consiglio di Sonia si rivolge alla Multiple Italia. L'azienda commercializza un costoso elettrodomestico multifunzione tramite ragazze addette al call center e ragazzi che si occupano delle dimostrazioni a domicilio e delle vendite vere e proprie...

Il primo pensiero che ho avuto, poco dopo l'inizio del film, è stato: "Cacchio, sta raccontando la mia storia!" Il secondo, che molta gente in sala stava pensando la stessa identica cosa. Ma non è proprio vero che mal comune fa mezzo gaudio, chè qui c'è veramente poco di cui essere contenti! Ma si! Andiamo al cinema per scoprire, qualora ancora non lo sapessimo, che la generazione dei 25/30enni (quella dei giovani ""usati e gettati"), è essenzialmente vittima (e carnefice) della precarietà. Proprio come aveva detto la Arendt (non a caso citata proprio all'inizio del film), non ci sono persone veramente buone o veramente cattive, nell'umanità che popola i nuovi centri di alienazione, anche detti call-center - o similari.

C'è solo gente senza un'alternativa, che è entrata in un ingranaggio e giorno dopo giorno sta lì, a svolgere il suo lavoro, tra riunioni motivazionali, premi e incentivi e anche punizioni, asservita ad un'idea di lavoro che davvero sembra non aver mosso un passo dai tempi della catena di montaggio, dove sono scomparsi i sindacati, o meglio: dove i sindacati hanno scordato il reale motivo della loro azione, che non è di certo quella di essere trampolino di lancio per carriere ben più prestigiose per questo o quel personaggio. Questa è l'Italia degli anni Zero, al tempo della new-economy, nell'era in cui ci dicono che bisogna diventare imprenditori di sè stessi, che bisogna ragionare in termini di target ed obiettivi. Nell'era in cui tutto sembra un reality show e i licenziamenti assomigliano a delle nominations; nell'era in cui un contratto a tempo indeterminato non è neppure più un sogno: è un mito, tipo l'unicorno o gli gnomi, per intenderci! E tu che ancora ci pensi, sei solo un povero sfigato, che non sa stare a passo coi tempi.

Virzì fotografa tutto questo con l'inconfondibile umorismo "nero" che lo contraddistingue dai tempi di Ovosodo. E se in quel film la realtà appariva appunto come un "uovo sodo che sta là, non va nè su nè giù", stavolta invece è un pugno diretto alla stomaco, forte e spiazzante. E naturalmente tutto questo lo si deve anche al libro da cui è liberamente tratto il film, l'opera prima del Premio Campiello 2010, la scrittrice sarda Michela Murgia, profeticamente intitolato "Il mondo deve sapere". Per quanto riguarda il cast bravi tutti, ma davvero strepitosi Isabella Ragonese ed Elio Germano. Un film insomma che merita di essere visto. Consigliato soprattutto a chi pensa che al giorno d'oggi un lavoro vale l'altro: non è così, non è assolutamente così!

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Voto degli utenti: 7,5/10 in media su 4 voti.

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Peasyfloyd (ha votato 8 questo film) alle 16:53 del 16 febbraio 2011 ha scritto:

film che ho letteralmente adorato! Ricordo che al termine del 2008 parlavo di "rinascita del cinema italiano" adducendo a pretesto Il Divo, Gomorra e questo gioiellino. Recensione sentita e passionale, brava Tiziana!

dalvans (ha votato 8 questo film) alle 16:37 del 12 ottobre 2011 ha scritto:

Buono

Buon film