R Recensione

8/10

Lo stagista inaspettato regia di Nancy Meyers

Commedia
recensione di Giulia Betti

Una società di moda assume uno stagista decisamente fuori dagli schemi: Ben Whittaker (Robert De Niro) un settantenne pensionato che ha scoperto che in fondo la pensione non è come immaginava e decide così di sfruttare la prima occasione utile per rimettersi in pista. Nonostante le diffidenze iniziali, Ben dimostrerà alla fondatrice della compagnia (Anne Hathaway) di essere una valida risorsa per l'azienda e tra i due nascerà un'inaspettata sintonia.

Ne ho realmente incontrate di ogni, confrontandomi con le recensioni di tanti colleghi autori, e volendo essere trasparente e sincera con voi lettori/spettatori, mi sento di consigliarvi di diffidare di chiunque vi faccia intendere che Lo stagista inaspettato sia la solita “commedia americana fresca, divertente, che fa riflettere e sorridere con una storia originale”, perché non si limita a questo. Diffidate di chi addirittura arriva a consigliare di non scomodarvi ad andare al Cinema e di aspettare che arrivi in televisione, se proprio non potete fare a meno di vederlo. Diffidate di chi ve lo traduce come una spiritosa americanata sentimentale, dai toni pimpanti e teneri che tratta però con molta superficialità tutto ciò di cui si occupa. Insomma, diffidate di ogni critica negativa, lamentosa e barbanoiosa, andate a godervi lo spettacolo, perché ritroverete voi stessi sul grande schermo, e riderete dei nuovi usi e costumi di questa epoca, in modo sano, leale, composto e privo di volgari morbosità.

Lo stagista inaspettato si presenta come una istantanea della nostra società. Una bella foto di gruppo di quelle che si scattano alle grandi cerimonie, come ai matrimoni per esempio. Le tipiche pic con i due protagonisti (gli sposini) in mezzo e tutti gli altri attorno. Ecco, se ci immaginiamo il film della Meyers come una di queste fotoricordo, troviamo al centro i due personaggi principali, Robert De Niro e Anne Hathaway, che si fanno rappresentanti dei loro gruppi di appartenenza, tali “i pensionati” e “le donne in carriera”, poi tutt’intorno troviamo, felicemente stretti in un abbraccio gli altri temi della pellicola, ossia “l’uomo contemporaneo”, “il matrimonio nel terzo millennio”, “Il lavoro ai tempi di Internet” e “lo scontro incontro tra migranti e nativi digitali”.

Quelle descritte dalla Meyers nel suo ultimo successo sono donne in carriera, di quelle che “non sono brave con i vecchi”, che vanno in paranoia se l’interlocutore non sbatte le palpebre durante una conversazione, che sono sempre di fretta nel portare avanti le aziende in cui lavorano occupando ruoli di dirigenza, o per le quali vestono addirittura i panni del boss. Quel tipo di donne che sì, sono madri, ma non hanno tempo di leggere le favole ai propri figli perché troppo prese a inviare email a qualche fornitore, o di preparare loro la merenda, portarli ai compleanni o ricordarsi di cucire il costumino da principessa per la recita. Quelle donne che litigano in taxi con la propria madre al vivavoce mentre scrivono un messaggio in cui sfogano il disprezzo proprio nei confronti di quest’ultima, da inviare alla assistente o a qualcun altro che sappia essere loro di conforto, ma che, troppo prese dalla miriade di commissioni da fare, si confondono e lo inviano sciaguratamente alla diretta disprezzatissima interessata. Quelle donne insomma che lavorano sodo e conquistano tanto successo, che crescono forti e diventano capo ad un’età per la quale in un’altra epoca le avrebbero ancora chiamate signorine baciando loro la mano. Quelle donne poco presenti in casa, che si danno la colpa dei tradimenti che il proprio marito fa subire loro, come se quella dell’adulterio fosse la giusta moneta per ripagare l’emancipazione femminile. Donne queste, che hanno paura di rimanere sole, di scoraggiare gli uomini con la tenacia e l’autonomia che possono vantare, e di finire sepolte un giorno nel settore per “single sconosciuti” del cimitero. Donne che spesso sono vittime di malelingue ed insulti, quelli delle madri meno coraggiose e che più arrendevolmente hanno fatto della loro, una vita da casalinga, assecondando come un tempo era consuetudine, le volontà e le ambizioni dei mariti, mettendo a tacere i propri sogni.

 

 

 

Per i Pensionati invece, la regista ha deciso di scarabocchiare un cliché: una Silhouette neutra perfettamente riconoscibile in un onesto vedovo benestante con figlio e nipoti, nostalgico del proprio matrimonio e della propria vita lavorativa. Panni a taglia unica, quelli indossati da De Niro, calzabili alla perfezione dalla maggior parte degli spettatori pensionati, ognuno naturalmente, a seconda dei casi, con le proprie aderenze e le proprie abbondanze.

 

 

Passiamo perciò al tema dell’Uomo contemporaneo, del quale il film mette in luce tutte le brutture e le cadute di stile. Per prima cosa, citando il personaggio di De Niro, oggi gli uomini non infilano più niente dentro, e non se ne capisce proprio il motivo. Ovvero, non sanno più essere eleganti e curati, non si fanno la barba più di una volta al mese e non hanno gusto con le donne, né nei modi né con le parole. Non si portano dietro il fazzoletto da taschino, l’ultima vestigia di un vero gentiluomo, dimostrando infatti di non essere più capaci a consolare e rassicurare una signora. Sono sempre più inclini al tradimento perché l’audacia delle donne moderne e l’aggressività dei fisici di queste al confronto dei loro, sempre più rachitici, goffi e ingobbiti dalla “ginnastica” degli smartphone, li fanno sentire profondamente minacciati nella loro mascolinità. Gli uomini di oggi si vestono come ragazzini e giocano ai videogiochi anche a quarant’anni, come potrebbero sentirsi all’altezza di una donna con i controattributi, in carriera, intelligente e terribilmente spavalda ed intraprendente? L’uomo degli anni’10 del 2000 è sempre più passivo in un rapporto amoroso, è preda e non predatore, e siede di conseguenza alla sinistra della donna che finalmente se ne sta giunonica a capotavola e si lascia servire.

 

Raggiungiamo perciò gli ultimi tre oggetti trattati dalla Meyers ed incominciamo ad analizzarli.

Al terzultimo posto troviamo il Matrimonio nel terzo millennio. Ne sono cambiate di cose con l’emancipazione femminile: le famiglie si sono fatte da una parte più ristrette, uno massimo due bambini, e dall’altra più allargate, alla “ I miei, i tuoi e i nostri" di Raja Gosnell, insomma, due famiglie che si uniscono per un matrimonio della seconda età adulta, un fenomeno questo sempre più frequente. I nonni non vivono più con i figli e i nipoti, lasciando così un grande vuoto esperienziale nella vita dei bambini di oggi e del futuro. Gli anziani, specialmente vedovi, si sentono di conseguenza sempre più inutili e soli, un peso per i familiari e per la società, e vivono la giornata contando le ore che mancano per ritornare a dormire. Marito e moglie sono giorno dopo giorno più nervosi, perché lavorano entrambi e non hanno tempo e modo di governare la casa e crescere i figli, quindi si giunge al compromesso….il meno affermato dei due, se lo stipendio dell’altro riesce a mantenere tutta la famiglia, cede e si dedica esclusivamente all’amministrazione dell’ambiente familiare, accumulando così rimpianti, rancori e un costante senso di impotenza, soprattutto se a vestire la “parnanza” in casa diventa il marito, disabituato per tradizione a fare il mantenuto. Nascono così dissapori camuffati per abitudini e la sera prima di dormire non ci si lascia più coinvolgere in una appassionata esperienza sessuale, come spesso era preteso dall’uomo di casa del secolo scorso, ma ci si coccola guardando Netflix, o lavorando con il pc nel ventre, adagiato sopra le coperte, fino a notte fonda.

Nella penultima posizione troviamo il Lavoro ai tempi di Internet. Colloqui Vis à Vis? Roba che ha fatto la muffa oramai! Le candidature devono essere fatte attraverso dei video. L’abito nel luogo di lavoro? Obbligatoriamente casual, anche perché il vestito buono potrebbe rovinarsi pedalando da un ufficio all’altro. L’impiegato del mese? Non siamo mica negli anni ‘70, ora si festeggiano, suonando grandi campanacci, i like sulla pagina facebook dell’azienda o il record di mi piace su Instagram, Pausetta caffè? E quando mai, non si ha tempo da perdere oggi giorno, bisogna essere superproduttivi anche in macchina, alla toilette e durante i pasti. E se si è stanchi ed affaticati? C’è poco da lamentarsi, basta chiamare la massaggiatrice aziendale.

Siamo giunti perciò all’ultimo oggetto d’analisi di questa eccellente commedia: L’incontro sconto tra migranti digitali (la vecchia guardia) e i nativi digitali (le nuove leve) nel mondo del lavoro, un argomento questo talmente accessibile e riscontrabile nel quotidiano di ognuno di noi che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni.

Insomma signori, dubitate ancora dell’attualità e dell’efficacia di questa commedia? Su dai...non facciamo gli gnorri, una volta tanto ad essere intelligente può essere anche un film disimpegnato (e ricordate che ciò accade più spesso di quanto non si creda).

 

 

 

 

 

 

 

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