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R Recensione

7/10

Be Kind Rewind regia di Michel Gondry

Commedia
recensione di Federico Sargatti

Il signor Fletcher è il proprietario di una vecchia videoteca che si chiama Be Kind Rewind, ma a causa della concorrenza dell'altro videonoleggio del quartiere (dotato di moderni dvd) il negozio rischia di chiudere, anzi una società immobiliare è intenzionata ad abbattere l'edificio per costruirci delle abitazioni. Per sistemare gli affari il signor Fletcher si assenta per qualche giorno, lascia quindi la responsabilità della videoteca al commesso Mike.

Durante la sua gestione Mike scopre che tutte le videocassette si sono cancellate dopo essere state toccate dal suo amico Jerry, che entrato nel negozio dopo aver avuto un incidente alla centrale elettrica ha smagnetizzato tutti i nastri. Mike e Jerry decidono di sostituire le cassette con delle versioni amatoriali da loro stessi girati. Incredibilmente i remake hanno molto successo...

 

La terza opera di Gondry lascia molti dubbi allo spettatore. Durante la visione non si può infatti fare a meno di pensare che il film sembri tutto tranne che un lavoro dello stesso Gondry. Davvero in bilico è il confine che divide Be Kind Rewind da una delle tante commedie demenziali girate da uno qualunque dei mille registi inutili abituati a lavorare con semi-nullità come Adam Sandler o Ben Stiller.

E va bene che c'è Jack Black, e allora l'attenzione subito si rialza. Perchè lui è un figo e ha fatto film come Alta fedeltà e School of rock, ed è il massimo rappresentante del nerd contemporaneo, esempio e speranza per un'intera generazione di alternativi disadattati.

Ma Black a parte non si può fare a meno di pensare alla pochezza di contenuti di tutta l'opera. E per certi versi anche all'idiozia del contenuto di fondo: del fatto cioè che una marea di gente possa davvero innamorarsi di pellicole home-made alquanto squallide. Sembra tutto effettivamente troppo zuccherino e artificiale perchè possa funzionare. E manca la poesia sentimentale dei film di Gondry, quella che ti faceva piangere guardando Eternal Sunshine of the Spotless Mind e ti faceva sorridere in maniera infantile in L'arte del sogno.

Poi arriva il finale e un po' ci si ricrede. Perchè il finale è bello. Bello davvero. Senza fuochi pirotecnici o particolari colpi di scena. Però capisci quello che Gondry voleva fare: semplicemente riproporre un messaggio di semplicità, di amore quasi preistorico per l'arte e in particolare per il cinema. E' come se il regista volesse dire: “hey ragazzi fermatevi un attimo e ricordate che il cinema è prima di tutto immaginazione. Anche puerile se volete, ma dovete prenderlo come un gioco, un gioco di prestigio, un divertissement innocente per arricchire lo spirito.

Un tocco di magia: è questo l'elemento che è stampato sulle facce del pubblico quando guardano l'ultimo film. Un pò sulla scia di Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore o (per i più nerd) di Nitrato d'argento di Ferreri.

E allora capisco che anche un film semplice come questo, in grado di esprimere un messaggio importante come questo, non possa certo essere considerato brutto. Nè inutile. In preda al revisionismo istantaneo non arrivo certo a porlo all'altezza dei due precedenti capolavori, tuttavia bisogna riconoscere a Gondry di aver realizzato un'opera tanto leggera e delicata quanto profonda e poetica. Per ricordarci di non essere sempre così seri e scontrosi. Lo insegna anche Jack Black...

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Voto degli utenti: 6,1/10 in media su 7 voti.
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Slask 7/10

C Commenti

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bargeld (ha votato 6 questo film) alle 20:09 del 6 dicembre 2010 ha scritto:

Beh anch'io amo Gondry alla follia, e dopo due capolavori veri ho trovato questa prova molto giocosa, e per questo forse più debole. Una piccola delusione. Ma piccola, dai!