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3/10

The Wedding Party regia di Leslye Headland

Commedia
recensione di Nicole Musto

Quattro amiche di scuola si ritrovano per il matrimonio di una di loro, Becky. Tutto è pronto per il lieto evento, ma, durante l'addio al nubilato, una serie di sfortunati eventi complica le cose tanto da mettere in discussione lo svolgersi della cerimonia. Riuscirà Becky ad arrivare all'altare?

Partiamo dal titolo, The wedding party: ovviamente ci si aspetta di vedere una festa legata ad un matrimonio, che sia il banchetto dopo la cerimonia o uno spumeggiante e irriverente addio al nubilato (dato che le protagoniste sono donne). Beh, niente di tutto questo: il film si apre con l'annuncio del matrimonio da parte di Becky a Regan, una perfezionista maniaca del controllo, la quale si incarica di organizzare tutti i preparativi in qualità di damigella d'onore. Si giunge così alla vigilia delle nozze!

Dopo aver partecipato ad una cena con amici e familiari durante la quale Gena e Katie, le altre due damigelle, ubriache, si lasciano andare a commenti imbarazzanti riguardo la sposa, il clima goliardico svanisce e Becky decide di interrompere ogni festeggiamento. L'addio al nubilato quindi non c'è e il resto del film è occupato in sostanza dalla cronaca delle avventure vissute dalle tre amiche nel corso della nottata. E' a questo punto che il film perde di interesse e comicità, di queste tre ragazze infatti l'unica ad avere un comportamento sopra le righe e risultare divertente è Katie, le altre due si perdono in situazioni che di umoristico hanno ben poco: Gena, la sarcastica dall'animo in apparenza duro, rivanga con il suo ex fidanzato, anche lui compagno di scuola e invitato al matrimonio, i loro trascorsi burrascosi, mentre Regan, nel suo ruolo di donna seria e impegnata, dopo aver flirtato in maniera davvero costruita e perciò poco credibile con un altro degli invitati, torna dalla sposa per fare pace.

In sostanza l'intreccio non convince per nulla e, se questo a volte può far comodo ad una commedia per risultare ancora più strampalata e quindi fonte di risate, questo non è il suo caso, dato che mancano proprio le basi minime per una comprensione e un coinvolgimento da parte dello spettatore. Le risate si contano sulle dita di una mano anche perchè appaiono stridenti le battute, pronunciate probabilmente con un intento sarcastico, che riguardano malattie gravi o seri traumi, che in un contesto del genere, in cui l'ironia graffiante non ha mordente, risultano penose. Riguardo al cast la più convincente è senza dubbio Isla Fisher (Katie), adatta al ruolo di bella ragazza svampita e certamente il personaggio più divertente, piuttosto deprimente invece l'interpretazione di Kirsten Dunst (Melancholia, Spider-Man, Marie Antoinette, Se mi lasci ti cancello, Mona Lisa Smile) che nei panni di Regan risulta rigida e impacciata, vuota e davvero poco credibile.

La colonna sonora non pare degna di nota anche perchè la canzone che accompagna le scene finali del film, a quanto pare ricordo della relazione tra Gena e il suo ex , è sfruttata per offrire un'ennesimo siparietto per nulla comico e in cui la volgarità gratuita regna sovrana. In sintesi, il film nasce come opera teatrale e probabilmente era giusto che rimanesse così, infatti i limiti di scrittura sono evidenti, i personaggi risultano malcostruiti e difficilmente definibili, si propongono di essi squarci introspettivi che stonano col brio che invece si addice ad un film comico e che aggiungono elementi non necessari al fine del racconto, che probabilmente nelle intenzioni dell'autrice, come si evince dalle sue dichiarazioni, vogliono invece tratteggiare le contraddizioni della donna moderna americana. Il risultato però risulta un pasticcio.

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