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R Recensione

7/10

Mr Beaver regia di Jodie Foster

Commedia
recensione di Antonio Falcone

Walter Black, presidente di una fabbrica di giocattoli, è precipitato nel corso degli anni nel baratro della depressione, terapia e farmaci non hanno evitato l’annichilimento di corpo e anima, la mente rosa dai tarli di irrisolti problemi personali, la perdita definitiva tanto del rispetto di sé che di quello per gli altri, a cominciare dai componenti della propria famiglia, i figli e la moglie Meredith, che, sperando di scuoterlo, lo manda via di casa; dopo l’ennesima sbornia e strampalati tentativi di farla finita, Walter sembra risollevarsi grazie a “Mr. Beaver”, marionetta raffigurante un castoro rinvenuta in un cassonetto, che diventerà espressione del suo io più profondo…

Terza regia dell’attrice Jodie Foster, dopo Il mio piccolo genio, ’91, e A casa per le vacanze, ’95, Mr. Beaver , presentato fuori concorso al 64mo Festival di Cannes, si presenta come un dramma familiare in parte stemperato dai toni della commedia, ben diretto, a parte qualche squilibrio lungo il percorso, un’ opera in cui risalta più che una mano propriamente ferma e sicura, la delicatezza del tocco, un’attenzione ed una sensibilità non comuni, riuscendo l’autrice a far emergere anche il sottotesto offerto dalla sceneggiatura di Kyle Killen, sviluppando efficacemente, sempre mediando tra levità e profondità, storie in parallelo (le problematiche dei figli, il più piccolo Henry e l’adolescente Porter, Anton Yelchin, il suo il rapporto con la compagna di scuola Norah, Jennifer Lawrence) con quella del protagonista, un Mel Gibson perfettamente in parte, meritevole di essere considerato essenzialmente come valido attore, al di là delle tristemente note intemperanze legate alla sua vita privata i cui strascichi hanno comunque hanno influito, positivamente, sulla caratterizzazione, necessariamente e realisticamente sopra le righe, esprimente una personalità schizofrenica.

Le sopra citate sensibilità e delicatezza della Foster, il suo sapersi mettere in disparte come attrice, interpretando la moglie di Frank, l’ attenzione verso la psicologia dei personaggi, si esprimono nel riuscire a legare una certa morbidezza di toni ai contorni via via dominanti della favola nera, con una breve scivolata verso l’horror forse eccessiva, sino a divenire una sincera e accorata, per quanto estremizzata, parabola sulle deviazioni dal sentiero cui può condurre una presunta autosufficienza esistenziale, senza condivisione alcuna di gioie e dolori.

Certo, a noi spettatori è richiesto uno “sforzo” partecipativo, così da entrare nell’atmosfera vagamente surreale di un insolito menage espressa dalla sempre più ingombrante presenza del pupazzo, mettersi in sintonia per condividere l’abulia prima e la dissociazione poi di Frank, sorvolare su qualche incertezza di fondo, per quanto il finale possa apparire accomodante, dovuta al voler semplicemente visualizzare una situazione limite insieme al farci riflettere, magari andando un po’ verso il didascalico (il discorso di Norah al conseguimento del diploma), sull’illusorietà del successo e sul valore degli affetti come appiglio per superare le difficoltà, con gli inevitabili errori a farsi valido insegnamento; in definitiva rimane, nell’efficacia complessiva di regia e di ogni interpretazione, un non so che di irresoluto, ma, in fondo, di fortemente reale: parafrasando Shakespeare, la stessa materia di cui è fatta la vita.

V Voti

Voto degli utenti: 5,6/10 in media su 5 voti.

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ffhgui (ha votato 7 questo film) alle 18:58 del 24 giugno 2011 ha scritto:

Be, carino. La Foster si conferma, oltre che attrice di primissimo livello (più di una volta davvero fantastica), anche una discreta regista. Come giustamente dice la recensione, efficace la regia e buone le recitazioni, non malaccio anche Gibson.

Bel filmetto, buona prova alla regia per la Foster.

dalvans (ha votato 5 questo film) alle 11:39 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Mediocre

Modesto