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4/10

La Ragazza del mio Migliore Amico regia di Howard Deutch

Commedia
recensione di Federico Sargatti

Alexis è una ragazza intelligente, bella e ostinata, ed è la donna dei sogni di Dustin. Dopo solo cinque settimane, però, Dustin diventa ossessivo a tal punto da indurre Alexis a rallentare i rapporti, definitivamente. Dustin, disperato e distrutto prova in ogni modo a riconquistarla e chiede aiuto al suo miglior amico Tank, lo specialista nel “recupero rapporti”. Tank, maestro nel sedurre e "maltrattare" le donne, viene infatti ingaggiato da ragazzi appena scaricati per riconquistare le loro ex: le porta fuori e fa in modo che sia il peggior appuntamento della loro vita!

L’esperienza è così orribile che le sventurate non possono fare altro che tornare felici e di corsa tra le braccia dei loro ex . Ma quando Tank mette in atto la sua strategia con Alexis, la sua vita prende una svolta decisiva. Alexis infatti è la prima donna che capisce il suo gioco, e Tank presto si trova diviso tra l'amicizia con Dustin e questa nuova e strana attrazione...per la ragazza del suo migliore amico.

Ci sono almeno tre momenti memorabili in La ragazza del mio migliore amico. Il primo è senz’altro la partenza, i primi due-tre minuti in cui Deutch spiazza completamente lo spettatore con un colpo di genio davvero notevole, realizzando in una narrazione a ritroso (sullo stile di Memento tanto per intenderci) fatta di dieci brevissimi sketch un appuntamento irreale e totalmente disastroso tra uno stronzo di professione ed una ragazza via via sempre più disgustata.

Il secondo è lo stesso giochino realizzato però in narrazione temporalmente lineare: stavolta ad essere immortalate sono le trovate meschine e provocatorie dello stronzo di professione che al matrimonio della sorella della propria amante (un po’ contorto lo so ma che volete da me) riesce in un gran finale a mostrare il proprio pene alla madre della novella sposa facendogli in pubblico la proposta di prenderlo in bocca. Volgare? Forse un pochino, ma sicuramente esilarante! Il terzo momento è l’entrata in scena di Alec Baldwin, qui nel ruolo di padre dello stronzo di professione, nonché professore vedovo cinico e leggermente allupato in grado di portarsi a letto qualunque donna gli passi accanto, dote tra l’altro che ha passato con successo al figlio-stronzo di professione.

Spiace dirlo ma oltre questi tre momenti memorabili rimane davvero poco da salvare in questo La ragazza del mio migliore amico. Non la sceneggiatura un po’ rimaneggiata alla Hitch dell’esordiente Jordan Cahan, non l’ennesima comparsata disastrosa di mister “American PieJason Biggs, qui discretamente vicino all’inutilità più assoluta. Nemmeno la bella e brava Kate Hudson (qui decisamente giù di tono) né tantomeno la struttura da commedia a metà tra il teen-movie e il filmetto romantico-sentimentale della più becera Hollywood per famiglie e donnine arrapate di affetti dolci.

Neanche il protagonista (Dane Cook) convince del tutto nei panni dell’ometto che si redime di colpo e inizia a concepire la vita da ammogliato. Molto meglio quando si dà arie volutamente esagerate da stronzo di professione incurante di ogni minima ipocrisia femminile, in un modello davvero ben scolpito e divertente. Ma il problema è proprio nel fatto che un simile ruolo viene appena abbozzato qua e là e la struttura del film, lasciata volutamente in un’ambiguità di fondo, impedisce alla carica eversiva del personaggio di venire fuori nella usa totalità (e comunque rimane anche il dubbio che più di tanto non si potesse insistere con simili trovate da circo). In definitiva un prodotto sfocato, con pochi grandi meritevoli momenti, che hanno vita facile a scavarsi un posticino nel mare di mediocrità che circonda il resto dell’opera.

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