Si può fare regia di Giulio Manfredonia
CommediaMilano, anni ' 80. Nello è un sindacalista che viene cacciato dalla fabbrica dove esercita perchè troppo realista rispetto al concetto di mercato che i suoi compagni condannano a prescindere. Cosi è ricollocato come direttore di una cooperativa sociale , composta però , non da normali soci lavoratori, ma da un gruppo di malati mentali, appena fuoriusciti dai manicomi, per via della nascente legge 180, la famosa legge Basaglia. Dovendo tenere fede alla sua professione, e agli obblighi statuari delle cooperative, cercherà di trasformare il gruppo di matti, in una squadra di costruzione di parquet, scontrandosi con tutti i problemi che tale missione conviene:i pregiuduzi di sorta degli aquirenti, la chiusura dello stesso mondo della psichiatria( il direttore medico della cooperativa...), e la difficoltà della gestione e armonizzazione di una forza lavoro cosi fragile, delicata e imprevedibile. A voi l'immaginare in quali peripezie e bislaccherie la strampalata cooperativa si cimenterà...
La struttura del film è piuttosto semplice e funzionale agli eventi che ci si aspetterebbe, in modo decisamente scontato, si presentino sullo schermo. Gag, piccoli sketch comici e il gioco degli equivoci. Ma a nobilitare una sceneggiatura potenzialmente scontata e poco originale, contribuisce l'ottima recitazione in toto del gruppo di attori che interpreatano l' atipico gruppo di lavoratori.
Genuina, mai forzata o stentoria, la recitazione concertata dei veri protagonisti del film conferisce una leggerezza ed una freschezza alla pellicola, che cosi scorre piacevole per gran parte della sua durata. Buonissima anche la prova di Claudio Bisio, e di un Bebo Storti eccezionale cinico.Non si creda però che non ci sia spazio per momenti di serità e riflessione.
La regia e tutto quello che soggiace ad essa, risulta essere decisamente convenzionale, poco incline a vitruosismi o soluzioni stanianti. Daltronde il carattere di commedia del film non necessità certamente di chissà quale soluzione inusuale.
Unica pecca del film è la improvvisa e un po' banale virata nel facile sentimentalismo da film stappalacrime. Certo un espediente necessario ai fini dello sviluppo della trama, ma che forse avrebbe potuto essere approntato in modo meno fiction.
Ispirato da una storia vera (e comunque ad una realtà ancora esistente, quella appunto delle cooperative sociali...), questa pellicola dimostra che in Italia , se si vuole, si può fare ancora ottimo cinema di intattenimento, sfruttando la commedia in modo originale e valido, e all'occasione dando anche uno sguardo meno disincantato e più positivo sulla società.
Coraggiosa la scelta di rifuggire dall'ormai abusato trend cinematografico italiano, delle commedie sentimentali e paranoiche da trentenni in crisi. Da applauso. Finalmente un film diverso. Ci voleva proprio!!!
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