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7/10

Four Lions regia di Christopher Morris

Commedia
recensione di Allegra Mistretta

Una pellicola tragicomica tra mascotte terroriste, corvi kamikaze e conigli senza orecchie.

Four Lions è il primo lungometraggio del giovane regista Christopher Morris, già famoso nella terra madre Inghilterra per la sua satira pungente. Già dallo slogan delle locandine italiane ("poco leoni, molto c...") riusciamo ad intuire la poca credibilità dei quattro protagonisti aspiranti terroristi: Omar, la "mente" del gruppo; Waj, il suo amico un po' sotto le righe; Barry, inglese convertito in preda ad un fanatismo esagerato; Faisal, troppo ingenuo per un'azione terroristica; e infine Hassan, che verrà trascinato, come si vedrà, nell'integralismo religioso in modo troppo brusco (e il motivo per cui qui ne ho elencati cinque e non quattro ve lo lascio scoprire guardando il film). Tutto comincia con Omar e Waj che tentano l'avventura in Pakistan andando ad allenarsi nei campi di battaglia per diventare dei veri mujaheddin, ma il sogno tramonta dopo qualche passo falso (ed assolutamente divertente) dei due che li costringerà a fare marcia indietro. La combriccola, riunitasi nella homeland inglese di Sheffield, vorrebbe organizzare un attentato in nome di un'ideologia islamica jihadista che dovrebbe imporsi sull'ignoranza e la volgarità degli occidentali. Decidono quindi di utilizzare come bersaglio, dopo aver scartato l'opzione di una farmacia (che rivedremo), una maratona benefica approfittando di morbidi e colorati costumi da mascotte in cui nascondere tutto l'ambaradan esplosivo creato in casa durante i giorni di progettazione dell'attentato. Il film si presenta come una commedia nera (ma neanche troppo) dal retrogusto amaro: durante la sua intera durata non riusciamo a capacitarci di come un giovane ragazzo cresciuto nella società inglese come Omar possa professare la sua volontà di farsi saltare in aria con una naturalezza ed una tranquillità che si riflette anche nei suoi stessi familiari. Questo, nonostante la sua famiglia appaia moderna ed occidentalizzata, lo si capisce attraverso la moglie bella e curata che non vediamo sempre con il velo addosso, una casa dal respiro decisamente poco islamico e delle scene che ci suggeriscono un concetto della "donna inferiore" ormai superato anche dagli stessi giovani credenti. Ma l'assenza di tentativi da parte della moglie di far cambiare idea al marito (che più che di menefreghismo dovremmo parlare di "annebbiamento mentale religioso") e gli interventi inquietanti e raggelanti del piccolo figlio (al quale il padre racconta una versione rivisitata del "Re Leone": "La jihad di Simba") ci lasciano intuire che il fervore della religione nonostante l'amore per la famiglia non è certamente spento, anzi, la sua intenzione di farsi martire delle sue ideologie è nella sua testa la dimostrazione più estrema dell'affetto verso la moglie e il figlio, poichè la sua azione potrà migliorare la loro situazione di emarginati della società occidentale peccatrice. Il saluto d'addio di Omar alla moglie il giorno fissato per l'attentato è un saluto frettoloso, in cui lo scambio di sorrisi sinceri dei due mostra un amore incondizionato verso ciò in cui credono che non lascia loro pesare l'idea della morte, perchè come martire di Dio "si va incontro alla morte sorridendo" e non c'è nulla di triste, ma solo tanto di cui andar fieri; è solo un passaggio, non serve darsi l'addio ma un semplice "ci vediamo dopo". Nel corso della pellicola le risate sono abbondanti e di gusto, ci fanno quasi dimenticare i piani oscuri e malvagi del gruppo perchè tutto è incentrato sulle ridicole personalità dei protagonisti, che tentano di filmarsi in modo credibile mentre professano le motivazioni del loro futuro attentato suicida e progettano piani d'azione assurdi (come Barry che vorrebbe farsi esplodere in una moschea per risvegliare gli animi un po' troppo assopiti dei musulmani o Faisal che vorrebbe istruire i corvi a muoversi in determinati luoghi e farsi saltare in aria). Seguiamo il film facendoci un'idea diversa dei personaggi, riusciamo a scovare in ognuno di loro chi più chi meno un'umanità che ha poco a che vedere con l'idea che abbiamo dei terroristi islamici e ciò che vi sta dietro; pezzo per pezzo però le nostre idee, la costruzione che ci eravamo immaginati per il termine del film crolla e ci riporta in una realtà cruda che non ha decisamente il lieto fine delle favole. "Perchè?" ci si chiede, ogni volta che sembra che un personaggio ci ripensi, faccia un passo indietro (inutile dire che momenti del genere non mancano) oppure quando vediamo quei ragazzotti innocenti cresciuti tra playstation e musica come i loro coetanei occidentali buttarsi in piani più grandi di loro che, inevitabilmente, si presenteranno come la loro rovina. Risate esplosive sì, ma che sanno farci riflettere.

V Voti

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