R Recensione

7/10

L'appartamento spagnolo regia di Cedric Klapisch

Commedia
recensione di Elena Rimondo

Xavier, figlio di un funzionario del ministero delle Finanze francesi, parte per l’Erasmus a Barcellona, dove si ritrova a condividere un appartamento con altri cinque studenti stranieri. Per Xavier, e per molti giovani europei, l’Erasmus costituisce un rito d’iniziazione, tra amori, amicizie, speranze, fraintendimenti e litigi.

Da film di nicchia a cult di una generazione: è così che si potrebbe sintetizzare la fortuna del film del francese Cédric Klapisch. Non che al cinema sia circolato molto, a suo tempo. Anzi. Il merito quindi dev’essere di ben altri mezzi, più o meno legali, grazie al quale non esiste studente universitario europeo che non ne abbia preso visione prima, durante o dopo l’esperienza dell’Erasmus, o che abbia deciso di partire proprio dopo aver visto il film. Ahimè, molte cose sono cambiate dal lontano 2002, tanto che oggi non si può seguire la storia di Xavier e dei suoi coinquilini internazionali senza un pizzico di nostalgia e incredulità. Nostalgia perché nel frattempo il mito della rinascita della Spagna si è infranto, travolto dalla crisi finanziaria globale, e incredulità perché ora sembra impossibile che dieci anni fa si potesse essere così spensierati e ottimisti. In una scena del film alcuni studenti Erasmus discutono sulla questione catalana (ha ancora senso l’ostinazione dei catalani nel difendere la loro diversità?), finché uno spagnolo mette fine al dibattito dicendo che la Catalogna è solo una delle tante tessere che formano l’identità spagnola. Sarà, ma la marea umana che si trovava alla manifestazione svoltasi a Barcellona l’11 settembre 2012 non sembrava dello stesso avviso…

Fatto sta che il film di Klapisch, visto a più di dieci anni di distanza, ha assunto un tono quasi favolistico, certamente non voluto in origine dal regista, anche se certe scene hanno un che di irreale. Il giovane Xavier, figlio di un funzionario del ministero delle Finanze francesi, parte per un anno di Erasmus a Barcellona, abbandonando una fidanzata convinta femminista e una madre insopportabilmente chiacchierona. In aeroporto conosce un medico francese che si sta trasferendo nella stessa città con la giovane moglie, Anne-Sophie. Una volta in Spagna, inizia l’odissea per trovare casa. Inizialmente ospite a casa della coppia di francesi, Xavier poi riesce a superare l’”esame” per condividere un appartamento con altri cinque studenti. Nel frattempo, Xavier si ritrova al centro di un triangolo amoroso con la coppia di francesi, mentre la relazione con la fidanzata si avvia verso la fine.

Altro che Un film parlato di Manoel De Oliveira! Qui i protagonisti devono adottare l’inglese se non vogliono trasformare l’appartamento del titolo in una Babele. Nella versione italiana per fortuna sono state doppiate solo le parti che nell’originale erano in francese, altrimenti sarebbe andata perduta una delle caratteristiche principali del film, in cui si sentono varie lingue (inglese, spagnolo, italiano, catalano) parlato ora da madrelingua, ora da stranieri. E ci si rende conto che, malgrado l’inglese sia diventato la lingua veicolare, i fraintendimenti sono ancora in agguato, come nella divertente scena in cui Wendy, l’inquilina inglese, parla al telefono con la madre di Xavier. Tuttavia, molte situazioni sono state esagerate, come nella scena in cui i Nostri, intenti a fumare spinelli, ricevono la visita inaspettata del padrone di casa che si lamenta del disordine e della sporcizia. Questo fa parte, però, del tono un po’ surreale di cui sopra, come se Klapisch volesse fare il verso ad Almodovar, soprattutto nelle visioni e nei sogni a tinte forti.

L’Appartamento spagnolo ha anche due seguiti, Pupées Russes (Bambole russe), in cui i protagonisti si ritrovano in Russia qualche tempo dopo l’Erasmus, e Rompicapo a New York, dove i Nostri sono ormai dei quarantenni in crisi. I seguiti sembrano non avere però riscosso lo stesso successo. Colpa dei tempi mutati o dell’ambientazione?

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