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R Recensione

4/10

Quando Meno Te Lo Aspetti regia di Agnes Jaoui

Commedia
recensione di Alessio Colangelo

A 24 anni Laura aspetta ancora il principe azzurro, ad una festa appare Sandro che sembra essere l'uomo dei suoi sogni ma poi conosce Maxime e inizia a chiedersi che non ci siano principi migliori di altri....

"E vissero sempre infelici e scontenti." Così, per non ingannare il suo bambino termina le favole.  Ennio Flaiano, Diario notturno, 1956

Concludere la sinossi del film con la frase: “Ma non c’è da preoccuparsi: alla fine vissero tutti felici e contenti” ci fa già pensare ad una presa in giro, ad una beffa, per un film che rimane ancorato al mondo favolistico, derealizzato e per questo deresponsabilizzato:  un film profondamente ingenuo.  Rimane in fondo una revérie senza fine, una banalità che va a cozzare contro l’intelligenza dello spettatore e che lo rende indisposto e arrabbiato nel vedere questa totale approssimazione nella messa in scena, una situazione che si sostanzia in una bugia conclamata nonché in una mistificazione della realtà. La protagonista, Laura, è una ragazza la cui maturità sembra essersi fermata al periodo della scuola dell’ infanzia, mentre il suo corpo che “profuma di donna borghese”, per citare Ozon, attira tutti i maschi rapaci che entrano nella sua sfera d’azione e lei crede ancora nel principe azzurro, proprio come tutti gli altri personaggi;  in fondo siamo in una fiaba, no? Principi e principesse sembrano usciti dal loro mondo “cartonato” per impossessarsi dei corpi delle persone reali, rendendole orribilmente infantili. Un film dove si vuole far credere che l’amore sia quello purissimo e immacolato della Bella Addormentata per poi  arrivare a smentire bellamente questa stessa visione edulcorata nel finale dove si afferma “che tutti si tradirono moltissimo”. Insomma  un grande pasticcio di affermazioni e smentite che possono solo stufare ed annoiare lo spettatore. Alcune trovate registiche, come la dissolvenza di effetti  visivi che richiamano al cartone animato e la fotografia, tutto sommato curata, che mostra bellissime vedute di Parigi, salvano questo film dal completo abisso nel quale il soggetto e la narrazione procedono inesorabilmente. Purtroppo la commedia non vive principalmente di immagini fotografiche, se la narrazione è scadente e la sceneggiatura inconsistente credo che nessuno, nemmeno gli animi più sensibili e generosi , possano lasciarsi convincere da una retorica mielosa così esasperante e da un pot- pourri di citazioni favolistiche e realtà banalizzate. Le battute di spirito disseminate nel film a cosa servono? A rendere forse accettabile  con dei piccoli sorrisi l’appiattimento neuronale che si esplicita in una commedia di situazioni slegate e piene di intrighi di scarsissimo interesse? In realtà è un tentativo di pseudo-indagine sociologica sui comportamenti affettivi e sentimentali della contemporaneità  trasfigurati in modo maldestro negli archetipi della fiaba classica. Ma allora ci domandiamo : è questo il grande cinema francese di cui spesso sentiamo le lodi? Fortunatamente no. Il cinema francese che vale la pena visionare e quello di un film come Cena tra Amici , quello di un Ozon fino ad arrivare ad Arnaud Desplechin e a molti altri. Anche su questo argomento si sarebbe potuto  fare un film pungente, un film anche divertente e non banale, ma si è preferito prendere una strada che fa pensare al virtuosismo e alla dichiarata vena radical-chic che un certo cinema si vanta di avere. Un film chiaramente imborghesito, rigido nelle sue posizioni in una Francia che sempre di più sembra aver smarrito se stessa. Cosa mi resta da dirvi di un film noioso, petulante e lento se non un: Laissez tomber!      

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