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R Recensione

4/10

Natale In Sudafrica regia di Neri Parenti

Comico
recensione di Antonio Falcone

Carlo, in vacanza in Sud Africa con la seconda moglie Susanna incontra il fratello Giorgio, che anni prima l’aveva truffato, portandosi via anche la prima moglie Marta. Il chirurgo Massimo Rischio e il macellaio Ligabue organizzano un safari, portandosi dietro i loro rispettivi figli, Laura e Vitellozzo, fidanzatini. La caccia però si concentrerà sulla bella entomologa Angela, alla ricerca di un raro lepidottero…

Obiettività e serenità di giudizio hanno sempre fatto sì che lo scrivente mantenesse distinti i propri gusti cinefili e l’andamento del box office, visionando ogni genere di film, provando ad analizzarne le ragioni del successo e i pro e contro dal punto di vista strettamente artistico; questa, necessaria, premessa per dire sin da subito che la visione di Natale in Sud Africa mi ha provocato un certo fastidio e non per spocchia intellettuale: siamo di fronte ad un vestito vecchio continuamente rattoppato, una “coazione a ripetere”, tra gag volgarotte dal sottofondo sessuale- escrementizio, sfruttando la location esotica del momento, evitando così il contatto con la nostra realtà, dando l’illusione di una ricchezza facile e alla portata di tutti o almeno di quanti sappiano “adattarsi alle circostanze”; il solito manipolo di sceneggiatori (lo stesso regista Neri Parenti, A. Bencivenni, D.Saverni, P.Logli, A. Pondi) delinea una trama che si snoda in più episodi paralleli: Carlo (Christian De Sica), in vacanza in Sud Africa con la seconda moglie Susanna (Barbara Tabita) incontra casualmente il fratello Giorgio (Max Tortora), ex socio in affari che anni fa l’ha truffato, portandosi via anche la consorte Marta (Serena Autieri); il chirurgo Massimo Rischio (M. Ghini) e il macellaio Ligabue, detto Bue (Giorgio Panariello), amici appassionati di caccia grossa, organizzano un safari, imbattendosi nella bella entomologa Angela Ladesse (Belén Rodriguez), alla ricerca di una rara farfalla; infine la figlia di Rischio, Laura (L. Esquivel), cercherà di barcamenarsi tra il fidanzato Vitellozzo (Alessandro Cacelli), figlio di Bue, e lo spasimante Mauro (Brenno Placido).

In un’ Africa vista nei suoi aspetti più smaccatamente turistici, tra alberghi lussuosi, bestiario in esposizione stile zoo, savana sconfinata e contorno di indigeni “bunga bunga” cui manca solo la sveglia al collo, la farsa si trascina stancamente tra battute stantie, situazioni pilotate, rutti (Panariello omaggia Villaggio come può), un assolo di peti affidato ad un ippopotamo, concretizzandosi in un esaltazione del “lato b” o, meglio, della sua estrema funzione, che non è quella che permette al corpo di stare seduto.

Riguardo gli attori, De Sica, forse perché ormai, finalmente, conscio di ben altre potenzialità, dimostrate in altre occasioni, non appare più a suo agio e a nulla è valso cambiargli ruolo, affidando la parte del maneggione truffaldino a Tortora; Ghini e Panariello risultano discretamente funzionali, Belen dà il suo meglio, cioè sculetta e fa sfoggio delle sue grazie, mentre le bellezze nostrane, Tabita e Autieri, sono belle statuine che nelle intenzioni degli autori dovrebbero far ridere parlando nei loro rispettivi dialetti, siculo e partenopeo, dando prova che “fuga dei cervelli” è un’espressione dai tanti significati.

Ma dai, è un film per famiglie e rappresenta la confusione in cui vive il nostro paese…

A parte il fatto che il pubblico ha dimostrato di gradire un intrattenimento leggero ma non propriamente disimpegnato (il successo di Benvenuti al Sud), si vorrebbe quindi evidenziare che gran parte degli italiani sarebbero ignoranti arricchiti e arrapati, sulla scia di recenti e alti esempi? Se ciò fosse vero, buonanotte popolo.

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dalvans (ha votato 1 questo film) alle 14:47 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

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