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1/10

Dragonball Evolution regia di James Wong

Avventura
recensione di Gabriele Maruti

Goku, giovanotto dedito alle arti marziali, deve recuperare le leggendarie Sfere del Drago prima che il temibile alieno Piccolo possa esprimere il proprio desiderio di conquista sulla Terra.

 

La differenza fra questo ed altri film tratti da fumetti (per esempio, la delusione massima conosciuta come Wolverine) è che, già dal momento stesso in cui si prende in considerazione l’idea di guardarlo, nella nostra mente è ben chiara una certa consapevolezza masochistica, con aspettative pari allo zero assoluto. Aspettative più che soddisfatte, bisogna dirlo.

Ma in fondo, come sarebbe possibile tirare fuori un film decente da un manga come Dragon Ball? Già c’è un sacco di gente – non io, sia chiaro – che non riesce a tollerarne la celebre versione animata, immaginatevi voi una in carne ed ossa.

La durata in questo senso viene in aiuto alla nostra pazienza (un’oretta e dieci minuti che sembrano più che altro il pilota di una nuova serie invece che un film di quelli “veri”) ma non sostiene di certo la trama, che comprime quel poco di senso con spiegazioni frettolose e stupidotte. Insomma, Dragonball Evolution è prevedibilmente un film in cui le cose accadono senza motivo dando per scontato che la gente davanti allo schermo conosca già buona parte del fumetto.

Ma, a dirla tutta, anche questo procedimento non aiuta. Perché chi si è passato infanzia, adolescenza o maturità che sia, dietro alle scazzottate spaziali di Son Goku non può far altro che notare l’incredibile lavoro di svuotamento messo in atto nei confronti di tutti i singoli personaggi: il giovane protagonista è diventato il tipico fessacchiotto da film universitario americano, che viene vessato dai bulli finendo poi per farsi la reginetta della scuola alla faccia nostra; il Maestro Muten invece, quello che tutti noi aspettavamo, si esprime a palpeggiamenti in un paio di scenette due per poi limitarsi a sembrare una specie di scialbo caratterista, sotto forma del ben più giovane Chow Yun-Fat, che si conferma come grande attore poliedrico: nel senso che si presta a film bellissimi (tipo altri) ma anche a grandi vaccate (tipo questo).

Il trattamento riservato al potenzialmente temibile Piccolo poi, un cattivo che non fa nulla di poi così apertamente malvagio se non fare smorfie ed esprimere continuamente il desiderio di conquistare il mondo, è impietoso: un’ora ad essere trattato come l’Apocalisse in arrivo per poi finire messo al tappeto nel giro di cinque minuti dalla prima Kamehameha che passa.

Riguardo a quel minimo di mitologia orientale, fra dèi, leggende e favole tradizionali... tutto sparito: James Wong, con all’attivo momenti memorabili di spasso-cinema come Final Destination e Final Destination 3 e, non a caso, qualche serie televisiva (X-Files o il quasi dimenticato Millennium), del Sol Levante ha soltanto l’esotico cognome. Il nostro eroe si ritrova così trasformato in rabbioso scimmione in quel della luna piena più che altro perché un sonnecchiante sceneggiatore non sapeva come mettere giù in maniera decente un retroscena minimamente complesso senza chiedere una mano ad Akira Toriyama. Volete dare per scontato il fatto che il pubblico sappia che Goku è in realtà un alieno mandato sulla Terra per distruggerla e tutto il resto della storia? E allora beccatevi le scoppole.

Quindi quale sia l’evoluzione paventata dal titolo, rimane tuttora un mistero. Più che altro qualcuno la chiamerebbe decrescita, se non che al posto di eliminare il superfluo si elimina quel minimo di nocciolo della questione che poteva interessarci.

Ecco, fondamentalmente Dragonball Evolution è un film fatto da personaggi secondari che interpretano scene di contorno ad una trama che non è stata scritta. Un ottimo presupposto in vista del seguito, Dragonball Reborn, atteso per il 2011.

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