Vita di Pi regia di Ang Lee
AvventuraPi (Suraj Sharma) è un giovane indiano che sta per affrontare un lungo viaggio: il padre è proprietario di un zoo, ma siccome gli incassi si fanno sempre più magri, decide di sbaraccare ed aprire lo zoo in Occidente (Canada, per la precisione), confidando nel successo che avrà l'esibizione di animali esotici; tutta la famiglia (padre, madre e due figli, fra cui Pi) così si imbarca su una nave da carico giapponese, trasportando tutti gli animali. A seguito di una tempesta però la nave affonda: solo Pi si salva raggiungendo una scialuppa di ssalvataggio; con lui anche qualche animale: una iena, un orango, una zebra ed una vorace tigre del Bengala.
Tratto dal romanzo omonimo di Yann Martel, Vita di Pi è un film anomalo nella filmografia di Ang Lee; è il suo primo film spiccatamente fiabesco (tracce di epica fantasiosa si riscontrano ovviamente ne La tigre e il dragone, ma lì si tratta di epopea guerriera, qui invece di favola con animali co-protagonisti). Dico subito che l'effetto 3D è ottimamente implementato, ed è uno dei migliori esempi del suo utilizzo che ho riscontrato finora. Consiglio vivamente di usufruirne per gustarsi appieno il lavoro di effettistica operato in post-produzione, giocando con il cielo ed il suo riflesso nell'acqua. Il film è per la maggior parte del tempo ambientato sulla scialuppa di salvataggio in cui Pi trova salvezza: completamente circondato dall'acqua e senza il minimo orientamento, il giovane rimane in balìa delle correnti e con le poche provviste a disposizione sulla piccola imbarcazione, costretto a convivere con una tigre famelica e ad imparare a pescare e a raccogliere l'acqua piovana; una situazione che rimanda in primo luogo a Cast Away, ma qui ci si spinge ancora più in là privando lo sventurato protagonista di una qualsivoglia terraferma.
La vicenda è narrata due volte nel film: una volta nelle forma che vediamo per la maggior parte della sua durata, la seconda invece ci viene raccontata solo oralmente verso il finale del film; si lascia il dubbio (che poi dubbio non è) su quale sia la vera versione della storia, con una dinamica che rimanda al Burton-iano Big Fish nonchè, come padre nobile, a Rashomon. Dato che per la maggior parte del tempo c'è solo un protagonista umano in scena, la vicenda è raccontata da una voce narrante, il che conferisce al film quell'aura fiabesca di cui si è detto sopra. La presenza di tanti animali (tutti realizzati a computer, con risultati a volte facilmente distinguibili, altre volte stupefacentemente amalgamati con le riprese in live action) concorre a rendere il film adatto ai bambini, ma non si creda che agli adulti non possa piacere: in effetti il significato allegorico che si cela dietro la fiaba è, come spesso accade, di interesse per chiunque: c'è soprattutto una profonda interrogazione sull'esistenza di Dio e le sue forme di manifestazione e comunicazione con l'uomo, il che rende paradossalmente questo Vita di Pi uno dei film più prepotentemente a sfondo religioso di tutti i film americani del dopo Duemila (assieme a The Tree of Life, ovviamente). Non si intenda con questo che sia un film bigotto o moralista, niente di tutto ciò: è invece in grado di affrontare con semplicità di linguaggio grandi domande di senso (oltre alla religione sono molte le tematiche affrontate: il racconto di formazione, l'autoaffermazione, l'importanza della memoria e dell'esperienza, il tutto calato nel topos omerico del viaggio per nave).
Un po' troppo didascalica la seconda parte, in cui si tirano le somme di una vicenda (che non avrebbe avuto bisogno di spiegazioni) in puro stile americano, ovvero consistente nel dipanare passo passo tutto lo svolgersi della vicenda senza lasciar nulla all'interpretazione. La conseguenza è rallentare il ritmo e non lasciar spazio all'immaginazione, cosa che era riuscita benissimo per tutto il film.
Grande fotografia che, assieme ad una regia esperta, confeziona alcune scene memorabili di notevole complessità, risolte mirabilmente da un montaggio fluido e senza intoppi; molte sequenze rimangono così impresse nella memoria (l'incontro con la balena, la "pesca", le due tempeste, le quieti notturne). A volte l'uso massiccio di computer graphic potrebbe suscitare qualche malumore, ma bisogna riconoscere che per realizzare un film del genere non si poteva fare diversamente.
Vita di Pi è un film adatto a tutti e consigliato a tutti: un ottimo film di fine anno!
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