V Video

R Recensione

7/10

Voyage of Time: Life's Journey regia di Terrence Malick

Sperimentale
recensione di Maria Vittoria Novati

L'universo ci passa davanti agli occhi in un viaggio d'esplorazione nel nostro passato planetario e in una ricerca del luogo cui l'umanità è destinata in futuro. Fervente dell'energia della natura stessa, il film fonde effetti speciali innovativi con grandiose riprese girate in giro per il globo e oltre il globo, alla scoperta di ciò che dura, di ciò che resiste nel tempo. L'azione ripercorre la cronologia scientifica dell'universo, dalla nascita delle stelle all'esplosione di una nuova vita sulla Terra, alla comparsa dell'umanità con il conseguente stravolgimento del pianeta. Malick invita gli spettatori a sondare il passato, il presente e il futuro in un modo intimo. Il film mostra una serie di fenomeni naturali mai visti prima, fenomeni celesti e terrestri, macroscopici e microscopici, proposti con la consulenza di esperti scientifici d'avanguardia.

Ancora una volta Malick ribadisce la sua idea panteistica e di stupore per il Creato, e lo fa in maniera ancor più radicale rispetto alle sue precedenti opere: abolisce completamente la trama. O meglio, l'unica trama presente è quella riguardante l'origine della Vita. 

Un po' come The Tree of Life ma senza le parti con Brad Pitt e Sean Penn. 

Ripensando a tutta la sua filmografia (dal suo esordio con La rabbia giovane nel 1973 fino a quest'ultimo viaggio del tempo) il suo concetto di entità superiore non è mai venuto meno, ma anzi si è affermato sempre di più, andando di pari passo con una presenza sempre più di nicchia delle vicende umane (fino a scomparire quasi del tutto, come in questo caso). 

Si tratta di un film estremamente contemplativo, e se dovessi apporre un bollino su questo film sarebbe quello rosso, indicato per i soli amanti di Malick in assoluto. Infatti per questa ristretta categoria di persone il film non delude affatto l'aspettativa: per novanta minuti è come se l'occhio dello spettatore fosse coccolato e accarezzato da immagini di straordinaria bellezza. Universo, stelle, vulcani, oceani, deserti e foreste sono ripresi con una cura e un'attenzione tale per la fotografia che viene da chiedersi se Malick stia riprendendo lo stesso pianeta in cui viviamo. A rassicurarci che, sì, è lo stesso pianeta, Malick alterna a queste riprese di natura mozzafiato immagini di varia umanità riprese con una piccola telecamera amatoriale. E purtroppo sì, siamo sullo stesso pianeta, perché molte di quelle immagini rappresentano scene di violenza, non solo fra uomini ma anche fra uomini e animali. 

Di fronte a questo contrasto così forte tra bellezza e brutalità (presente tuttavia anche in natura ma in chiave estremamente differente), l'invocazione dell'autore della Madre (una sorta di Pachamama, un'idea di divinità femminile proprio perché procreatrice) è costante, attraverso la voce di velluto di Cate Blanchett che ci accompagna per tutto il film. Non ci si capacita di come la Madre sia indifferente alle vicende che avvengono quaggiù; di come sia creatrice e allo stesso tempo distruttrice di tutto. In qualche modo è una versione naive del più ben noto (almeno per noi italiani) leopardiano "o natura o natura (...) perché di tanto/ inganni i figli tuoi?", e tuttavia molto più carica di rispetto e timore reverenziale. 

Uno straordinario esercizio di stile e di virtuosismo (oltre che una bella mossa del National Geographic, che si porta a casa immagini spettacolari), ma viene da chiedersi: alla luce di "The Tree of Life", apice di Malick e suo capolavoro, era davvero necessario? 

Sarà vero che "repetita iuvant", ma l'autore reitera immagini che abbiamo già visto (alcune inquadrature, come le gole dal basso verso l'alto o dei dinosauri sembrano davvero riprese da "The Tree of Life"). Un tempo passavano anni, magati decenni tra un suo film e l'altro, ma con la certezza di qualcosa che offrisse una sfumatura diversa o una diversa declinazione sul tema. Ribadisco appunto: come "The Tree of Life", senza Brad Pitt e Sean Penn. Per non parlare inoltre della sequenza delle origini e del successivo sviluppo della civiltà umana: Kubrick ha fatto la stessa cosa in meno tempo e con maggiore efficacia. 

Malick, ci piaci sempre molto e i 90 minuti di questo film sono bellissimi, ma prenditi un po' più di tempo la prossima volta, altrimenti rischia di essere sempre lo stesso sugo.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.