Venezia 74 - Martyr
Martyr vuole mostrarci uno sguardo sul Libano inedito, diverso. Mazen Khaled ci porta all’interno delle tradizioni anche meno conosciute, dei rituali dei giovani uomini. Il titolo è inteso come la sofferenza che una persona prova quando sta morendo. La scelta degli attori è avvenuta in una modalità diversa dal casting tradizionale. Il regista si sedeva con queste persone, a volte anche senza qualificarsi e intavolava un dialogo con loro per capire come erano e come si comportavano.
Mazen Khaled non voleva attori formati all’interno del film, perché gli attori professionisti possegono delle “barriere” che hanno appreso e cbe sono difficili da rompere, a differenza delle persone comuni che sono molto più spontanee. La sua quindi è stata una ricerca della spontaneità, delle persone che riteneva giuste.
Mi ha raccontato che solo dopo aver trovato le persone giuste si è messo a lavorare sul film, partendo da tradizioni e momenti di vita di Beirut che voleva includere all’interno del suo progetto.
Martyr è un prodotto molto buono, che è stato presentato in questa edizione della mostra del cinema nella sezione Biennale College.
Tweet