A Intervista a Paolo Geremei

Intervista a Paolo Geremei

Il film: giocano in nazionale, vincono premi all'estero, esordiscono in prima squadra e tutto prima dei 18 anni.. Ma poi qualcosa accad(d)e... Sono le tre storie di zero a zero, pluripremiato doc made in italy ora in uscita in un dvd in allegato col corriere dello sport.

D: Ciao Paolo, grazie della presenza. Ho una domanda iniziale da farti: il progetto di zero a zero nasce da una tua “esperienza” personale, nel senso che uno dei tre protagonisti del tuo felicissimo documentario, era un “mito” adolescente del tuo quartiere romano (Andrea Giulii Capponi), l'hai visto un giorno per strada, ti sei ricordato della sua fulminea carriera alla Roma, ed hai deciso (a ben donde, direi) di raccontare la sua storia e quella degli altri due protagonisti. Però questo “incipit” personale non si racconta mai: come mai?

R: Perchè volevo che il film fosse asciutto, puro, senza nessuna interferenza esterna. Ho ridotto al minimo le didascalie le scritte e non ho utilizzato alcuna voce off, tantomeno la mia, che magari avrebbe aiutato in certi passaggi...ma volevo che la storia fosse più neutra possibile in modo che lo spettatore si facesse una sua idea. Poi è chiaro che come diceva Godard “il carrello (cioè anche solo come inquadri) è una questione morale”. Tutto ciò che lo spettatore pensa di queste tre storie, lo fa per quello che ha visto dai narratori presenti all'epoca. Io ho avuto l'idea e condotto la storia, Ma gli scrittori sono loro.

Rimanendo su Andrea, è davvero un gran bel ragazzo e la sua presenza spiazza tantissimo perchè tutti colleghiamo una bellezza così classica anche a cose come vittoria, successo, soldi, bella vita etc etc. Continuavo a vederlo e a sentirlo parlare e mi chiedevo “voglio proprio vedere che cavolo può essergli successo, come può essere che uno così non ce l'ha fatta”. È voluta la cosa? È una mia impressione e basta?

Un mio collega ed allenatore ha visto il trailer accanto a me, quando è finito mi ha detto “Io uno così bello non lo vorrei nello spogliatoio, perchè si attirerebbe così tante invidie che prima o poi qualcuno gli si metterà di traverso E io voglio uno spogliatoio sano."

La prestanza di Andrea però la vorrei ricondurre a ciò che mi disse Vito Scala (preparatore atletico di Totti, consulente AS Roma) di lui, ovvero “è un tipo di portiere che ti resta impresso”, proprio per la sua personalità e il suo modo di stare in campo.

 

Mi ha fatto molta impressione la testimonianza di Bruno Conti: parliamo forse dell'ala più forte del mondo nonchè una delle ultime, eppure era molto umile, in alcuni momenti cercava quasi di giustificarsi, nel suo dire quando si tratta di scegliere i ragazzi spesso si sbaglia.

Più che umile direi realista, il suo discorso era molto lucido: come a dire che se tutti dovessero passare dalla primavera alla prima squadra ci vorrebbero diversi campionati di serie A. Forse era anche una sorta di giustificazione per certe scelte che non sempre sono state giuste, vedi i tre ragazzi... é vero però che Conti cercò di fare di tutto per trovare un accordo con Marco, poi sappiamo come é andata… Sulla sua umanità hai ragione e me ne sono accorto quando ha riconosciuto i ragazzi appena arrivati a Trigoria: li ha abbraciati come si abbracciano dei figli, gli è corso incontro, bellissimo.

 

Marco Caterini ha parato un rigore alla sua ex squadra -la Roma- mentre era nelle non eccelse file del fiumicino, é un fatto vero e fa parte di un documentario eppure sembrava proprio una scena da film, sai tipo “il momento del riscatto”, anzi se l'avessi visto in un film avrei detto “che esagerazione!” e invece...

 

E invece te ne aggiugno un'altra: lui giocava, intorno ai 25 anni, con la rappresentativa delle nazionali minori (serie D), contro quella dei professionisti: secondo te chi vinse e come giocò Marco?

Di Daniele Vito Scala dice essere stato un giocatore forte proprio dal punto tecnico, che è forse il complimento più bello che si possa fare ad un calciatore. Può essere vista sia come una cosa straziante che incredibilmente piacevole, per lui, credo. Cosa ha detto quando ha visto quel pezzo?

Ti posso dire la sua reazione lungo tutto il film, la prima volta che l'ha visto, con me e la sua compagna accanto: felice e commosso, rideva e piangeva, un continuo altalenante davvero coinvolgente anche per me che gli ero accanto.

 

Una cosa che mi ha divertito é vedere come i tre ragazzi siano comunque nonostante tutto rimasti tifosi della Roma- e lo dico da stratifosa della Roma. Quando Andrea dice addirittura che gli sembra strano allenare i portieri pulcini della Lazio, o Daniele che vuole farsi seppellire a Trigoria mi è sembrato...incredibile. Mi è sembrato un tratto tipicamente maschile anche. Uno tra i migliori.

 

Si, tifano ma non sono proprio sfegatati. Ed eccola la spiegazione, senza presunzione “Un tifoso la maglia in qualche modo la venera,a la sogna,la ambisce. Io l'ho indossata per anni, sono un pò oltre” però certo che lo stadio olimpico e Totti gli fanno ancora un certo effetto.

 

Un po di domande tecniche: in quanto tempo hai girato il film?

Dunque, diversi mesi per scriverlo, altrettanti per organizzarlo, un anno tra girarlo e montarlo.

E' stato difficile girare a Trigoria?

Non particolarmente, l'ufficio stampa dell' AS Roma é stato molto collaborativo.

 

C'era nelle intenzioni un inserto con Totti, che aveva giocato con Daniele, anzi Daniele era il suo capitano, da piccoli?

Certo che c'era, io ero a Trigoria per due motivi: avevo chiesto a ciascuno dove voleva fare una parte dell'intervista e daniele mi ha detto: il campo testaccio di Triggoria. E in più avevo appuntamento con Totti. Ma a causa di una dichiarazione che aveva fatto in una radio la mattina stessa e che aveva suscitato un certo clamore, è stato scelto di non farne altre. E ti dirò, forse è meglio così.

 

Grazie! E continua a leggerci su storiadeifilm.com (e a fare film, of course)

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