A Intervista a Alain Guiraudie

Intervista a Alain Guiraudie

Il 26 settembre scorso è uscito nei cinema italiani Lo sconosciuto del lago, ultimo film del regista francesce Alain Guiraudie, vincitore del premio per la migliore regia nella categoria Un certain Regard allo scorso Festival di Cannes.

A cavallo tra noir ed erotismo, la pellicola racconta la storia di Franck, giovane omosessuale che durante l'estate frequenta le rive di un lago, dove avvengono incontri sessuali tra uomini.

Qui conosce Henri, uomo appena separato dalla compagna, sempre silenzioso e in disparte, e Michel, bello ed attraente. Una sera, attardatosi sulla riva del lago, Franck vede da lontano Michel annegare il suo compagno. Nonostante ciò, vittima di una passione irrimediabile, il giovane si getta a capofitto in una relazione con l'assassino.

Incontro Alain Guiraudie per una breve intervista al Cinema Odeon di Bologna, dove il 25 settembre si è svolta l'anteprima del film alla presenza del regista, in collaborazione con Gender Bender, festival internazionale che propone al pubblico i temi dell'identità di genere e dell'orientamento sessuale.

Come è nata l'idea di Lo sconosciuto del lago?

Volevo approfondire i temi dell'amore e del desiderio e parlare della passione, di cosa vuole dire avere qualcuno nella pelle. Volevo mostrare fino a che punto si è capaci di arrivare per amore, spingendomi più lontano possibile su questo argomento sia sul piano sessuale che sul piano dell'angoscia che quest'amore può generare.

Come ha trovato il giusto equilibro tra l'elemento erotico e l'elemento thriller?

In generale, amo molto mescolare i generi, commedia sociale e genere fantastico, commedia e tragedia, e, quindi, anche erotismo e thriller.

Nei miei film precedenti l'equilibrio non era sempre ben riuscito. Diversamente, per Lo sconosciuto del lago, l'equilibrio era già molto preciso nella mia testa in fase di scrittura, Il film comprendeva sia una parte più ironica, sia una parte di inquietudine e di angoscia. L'equilibrio è sempre molto fragile e durante la prepararazione e le riprese ho lavorato con persone che mi hanno aiutato a mantenerlo fino al mix definitivo. Si tratta complessivamente di un lavoro di aggiungere e sottrarre che si svolge dalla scrittura al montaggio. Alla fine è venuto fuori un film più noir di quello che mi sarei aspettato e più angosciante del previsto.

Si aspettava che il suo film fosse un successo commerciale in Francia? Pensa che le discussioni sui matrimoni tra omosessuali nei mesi scorsi abbiano influito?

Non mi aspettavo che fosse necessariamente un successo, però pensavo che potesse funzionare soprattutto quando abbiamo cominciato ad assistere alle reazioni positive di alcuni critici. Inoltre, il film era ben accolto da chi lo vedeva in fase di montaggio. Di base c'è una curiosità della gente sul mondo omosessuale che, nell'ultimo periodo, grazie al dibattito sui matrimoni, è stato maggiormente sotto i riflettori e forse le persone hanno avuto più curiosità. Comunque, non sono io che posso spiegare quale è il fattore che ha reso il film un successo.

Qual è la differenza principale del mondo omosessuale di oggi rispetto a quello di trent'anni fa?

Oggi il mondo omosessuale è meno nascosto, però anche per questo più convenzionale. Anche il matrimonio per tutti è una rivendicazione un po' convenzionale, nel senso che si vuole diventare come tutti gli altri. Trent'anni fa essere omosessuale era un atto di militanza quotidiana. Oggi i giovani la vivono in maniera più distaccata e tranquilla. Non è un problema tenersi per mano per strada, come prima. Può essere un problema, ma le cose sono migliorate, è meno una battaglia di tutti i giorni, anche se ci siamo accorti che non tutto è conquistato perchè c'è ancora il problema dell'omofobia. Trent'anni fa l'omosessualità si portava dietro il concetto di libertà sessuale in generale, c'era qualcosa di rivoluzionario nell'essere omosessuale, nell'essere al margine. Oggi è una cosa che si sa, fa parte del mondo, è lì. Mentre continua ad essere più complicato sempre e comunque per chi vive in campagna rispetto a chi vive in città.

Ha sentito le ultime dichiarazioni di Bernardo Bertolucci sulla famosa scena del burro tra Marlon Brando e Maria Schneider in Ultimo tango a Parigi? Cosa ne pensa?

Non considero Ultimo tango a Parigi un grande film. Credo che abbia funzionato a causa di quella scena e di cui si è parlato soprattutto per quella scena. Ovviamente mi trovo in totale disaccordo con la strategia usata da Bertolucci per ottenere quel risultato. Personalmente lavoro con gli attori in maniera intelligente e con rispetto. Non ci sono brutte sorprese durante le riprese e nemmeno quando vedono il film. Mostro loro il film durante il montaggio per vedere se hanno qualcosa da dire. Hitchcock diceva che bisogna trattare gli attori come delle bestie. Non solo non sono d'accordo con questo, non sono d'accordo nemmeno sul fatto che che le bestie siano trattate come bestie. Si può fare cinema senza manipolazioni.

Antonella Buzzi

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