A George Romero: Zombie o non Zombie? Questo è il dilemma

George Romero: Zombie o non Zombie? Questo è il dilemma

Nella storia del cinema mondiale, George Romero ha conquistato lo scomodo titolo di “padre degli zombie”. Se da un lato le sue barcollanti e corrotte creature di morte gli hanno valso un posto impareggiabile nel Gotha degli autori di genere, dall’altro sembrano aver costretto il regista in una nicchia estetica diventata ogni anno più soffocante. Nella conversazione con il pubblico avuta lo scorso 9 aprile 2016 durante il Lucca Film Festival, Romero ha puntualizzato con forza questo paradosso della sua carriera, definendo indirettamente i suoi non-morti come un ibrido concettuale tra metafora e fardello.

Era il 1968 quando il giovane George Romero, insieme ai compagni Karl Hardman e Russell Streiner, realizzarono il primo film dove compaiono quelli che successivamente verranno chiamati con il nome di zombie. Il film che rivoluzionava letteralmente il concetto di non-morto, scavalcando la tradizionale accezione caraibica del rito voodoo, era “La notte dei morti viventi” e permise alla banda di squattrinati video maker di creare un nuovo mostro, stavolta tipicamente statunitense. Alla base della pellicola c’era, per stessa ammissione del regista, un’operazione di coesistenza tra necessità commerciali ed esigenze artistiche, fuse nell’intento di raccontare l’interazione tra gruppi umani diversi in una situazione scioccante di pericolo e angoscia. Fin da quel primo film negli anni della tentata summer of love, il centro nevralgico della narrazione sono state le persone, quelle vive, e solo in secondo piano agivano gli zombie, elemento unificatore in un dramma prima di tutto sociale.

Tra gli elementi che hanno reso cult La notte dei morti viventi, oltre all’introduzione allo zombie, è stato il protagonista maschile, Duane Jones, uno tra i primissimi attori di colore a recitare in un film che non parlasse di schiavitù, razzismo o crimine. Secondo George Romero, la scelta di Jones non fu minimamente collegata a intenti ideologici, tanto che nella sceneggiatura originale del film il personaggio di Ben era esplicitamente descritto come caucasico. Consapevole o no, l’impiego di un attore nero divenne argomento infuocato subito dopo il termine delle riprese, quando venne annunciato l’assassinio di Martin Luther King, e con il senno di poi all’interno della pellicola è possibile ritrovare non poche allusioni al trattamento riservato alla popolazione afroamericana, specialmente da parte delle forze dell’ordine. La conclusiva morte di Ben per mano dei poliziotti, che lo scambiano erroneamente per uno zombie, sembra davvero troppo metaforicamente coerente per risultare casuale, ma così parlò Romero.

Prima di un nuovo film a base di zombie, il pubblico americano dovette attendere 10 anni. Nel 1978 esce infatti L’alba dei morti viventi, dove Romero ha la possibilità di utilizzare le sue putrescenti creature per raccontare la deriva del consumismo occidentale direttamente dal suo interno. Ambientare il film all’interno del primo centro commerciale della Pennsylvania ha permesso al regista di tornare a nutrire il genere da lui stesso creato, rispettando il personale imperativo di girare un film di zombie soltanto quando affiancato da un valido concetto da veicolare. Tra un morto vivente e l’altro, Romero non si è certo dato al giardinaggio, ma ha realizzato alcuni tra i più amati film horror della storia, come Nightriders, Creepshow, La metà oscura e Wampyr, il preferito del Maestro, che ne parla con una malcelata mestizia. Uno zombie ha segnato la sua ascesa, ma ne ha sancito anche una sorta di ghettizzazione di genere all’interno del genere stesso.

A rendere impercettibilmente insofferente George Romero nei confronti delle proprie creazioni hanno probabilmente contribuito gli epigoni. Parlando delle centinaia di remake a tema zombie che affollano da decenni la produzione cinematografica e televisiva, il regista nota che a distinguere i posteri dall’originale è essenzialmente il motore da cui i suoi lavori traevano la maggiore spinta, ovvero l’idea di base. La sovrabbondanza di prodotti ha certamente privato lo zombie di una notevole quantità di fascino rivoluzionario, ma Romero guarda lontano e assume una pacata filosofia zen: “Facciano pure quel che vogliono con gli zombie, tanto io i miei film li ho già fatti”.

 

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