A Edward Snoden – Un film politico che parla della nostra libertà

Edward Snoden – Un film politico che parla della nostra libertà

“Perché, piuttosto che «dissidente», Edward Snowden dev’essere considerato un traditore o un criminale, e un criminale così pericoloso che, pur di catturarlo, gli USA e l’Occidente erano autorizzati a dirottare l’aereo del Presidente boliviano e a violare la legalità internazionale?” (Domenico Losurdo)

Oliver Stone colpisce ancora. Lo fa con un robusto gancio alla mascella che va a stordire lo spettatore occidentale democratico paladino dei diritti umani. In un film girato con la consueta maestria stilistica, Stone ricorda al grande pubblico internazionale le violenze intrinseche alla principale superpotenza mondiale, che ama presentarsi come la più grande democrazia del mondo, difensore dei diritti umani e delle libertà, ma che appare qui ritratta come la più completa attualizzazione dell'incubo orwelliano presentato nel romanzo 1984. Come in quella distopia assistiamo ad una storia in cui lo Stato, moderno Leviatano hobbesiano che tutto può e tutto vede, controlla impudentemente e senza alcuna autorizzazione la vita di ogni singolo essere umano “civilizzato”, laddove si intende per civilizzato colui che abbia almeno un telefonino, una mail o un profilo facebook. Transazioni bancarie? Conversazioni private? Messaggistica riservata? Foto e video mai pubblicati dimenticati in un hardisk? Tutto può essere setacciato, scoperto e recuperato per ottenere informazioni a disposizione dei servizi segreti statunitensi. Ufficialmente per prevenire le minacce straniere, ma in realtà si scopre ben presto che il numero degli “osservati speciali” e la raccolta dei dati ottenuti riguarda in numero esorbitante anzitutto i propri stessi cittadini, garantendo così un controllo socio-politico da far invidia al peggior totalitarismo novecentesco. Il fatto più eclatante, il più sensazionale, il più sconvolgente, per l'uomo (e la donna) comune, non dev'essere poi neanche tanto l'aver scoperto che perfino capi di Stato e ministri di tutto il mondo siano stati spiati (in Italia all'epoca fu il governo Berlusconi); in fondo pochi si scandalizzeranno per il ricordo che anche membri dell'amministrazione delle Nazioni Unite siano cadute sotto il controllo USA (rischio terrorismo da parte dell'ONU?). La maggior parte degli spettatori rimarrà invece probabilmente scioccata nello scoprire che perfino la propria vita quotidiana, anche quella distante dal proprio pc o smartphone, sia stata almeno potenzialmente spiata: questo ci racconta una scena grottesca in cui un collaboratore di Snowden mostra come gli hackers statunitensi riescano ad attivare a distanza con un semplice click la webcam di qualsiasi computer o telefono vogliano, senza che ciò sia evidente per l'utente. Nemmeno una lucina accesa. Chiunque abbia mantenuto il proprio tablet aperto sulla scrivania d'ora in avanti vivrà col dubbio che forse, dall'altra parte del mondo, qualcuno si sia divertito a guardarlo mentre svolgeva le sue faccende private. In effetti neanche Orwell era arrivato ad immaginare tanto.

La denuncia politica di Edward Snowden, che si è giocato una promettente ed esaltante carriera per scrupoli morali e per aver maturato una coscienza politica, appare tanto più importante non solo per la privacy, ma per la libertà del mondo intero, che da allora, almeno nelle massime sfere, si è potuto premunire (o almeno lo si spera!) introducendo una serie di sicurezze maggiori contro la volatilità delle informazioni conseguente a questa guerra fredda informatica. Dopo la clamorosa denuncia di Snowden l'amministrazione USA ha ufficialmente vietato tale spionaggio di massa internazionale, totalmente illegittimo secondo gli stessi principi legislativi statunitensi. Il dubbio che emerge però in seguito alla visione del film è: come esserne sicuri? Come sapere che ciò che viene detto ufficialmente corrisponda alla verità? In passato infatti gli stessi membri dell'establishment governativo non si sono fatti scrupoli a mentire davanti al proprio Congresso, e più in generale di fronte al Mondo intero. L'altro tassello fondamentale è il fatto che questo piccolo grande eroe moderno, che prende il nome di Edward Snowden, viene tuttora considerato dagli USA un criminale, un traditore, un viscido che merita di essere processato il prima possibile davanti ad un tribunale USA. Questo non è altro che un motivo ulteriore di tensione per cui si accusa violentemente il “dittatore” Putin, che si permette di dare asilo politico a quello che invece andrebbe considerato un eroe. Snowden, ennesimo gioellino di Oliver Stone, è allora molto più che un film. L'autore statunitense più critico (assieme a Michael Moore) verso l'arroganza del proprio Paese e dei propri governanti offre un film che pone una serie di tematiche estremamente scottanti su cui sarebbe bene che ogni cittadino interessato alla propria libertà rifletta attentamente. Non lo dobbiamo solo a noi stessi. Lo dobbiamo anche ad Edward Snowden che nel frattempo continua a stare in esilio a migliaia di km di distanza dalla propria patria.

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