A Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti

Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti

 

Locandine e fotografie dal set dei più importanti capolavori di Luchino Visconti introducono il pubblico, gli studenti e gli ospiti d’onore alla cerimonia di intitolazione della Civica Scuola di Cinema al celeberrimo regista cinematografico e teatrale milanese.

Ad aprire la cerimonia è il Ministro dei beni, delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini, che non manca di sottolineare le capacità creative dei giovani talenti italiani nel Cinema, determinate non solo dall’attitudine del singolo ma anche e sopratutto dall’alta formazione, autentico motore economico del Paese. L’intervento che segue è quello del Sindaco del capoluogo lombardo Giuliano Pisapia, che sceglie di ricordare la Milano del 1960, quella che fece da set a una delle più amate pellicole dell’artista: Rocco e i suoi fratelli.

A prendere la parola saranno poi Cristina Tajani, l’assessore alle Politiche per il lavoro e Sviluppo economico, Marilena Adamo, Presidente di fondazione Milano Scuole Civiche, Laura Zagordi, direttore della Civica Scuola di Cinema e la nipote del regista, Anna Gastel, che interverrà a nome della famiglia concludendo la cerimonia, regalandoci una citazione di Franco Zeffirelli, tesa a ricordare la figura di un Visconti educatore, Maestro nell’antico senso rinascimentale, circondato da devoti apprendisti e collaboratori.

Alla Cerimonia di intitolazione è seguita una conversazione dal titolo “Il Senso di Visconti ­ Quale patrimonio, quali tracce ci ha lasciato la sterminata e poliedrica attività di Luchino Visconti” condotta dal critico cinematografico e studioso di cinema italiano  Maurizio Porro: “Visconti è eterno, e così sono i suoi film. Rocco e i suoi fratelli sembra un film scritto domani. Purtroppo Visconti non fu sempre adeguatamente stimato ed amato dalla sua città che ora la ricorda con così tanta stima e affetto. La società bene di Milano che si   era già allenata con La dolce vita di Fellini all’arte dello sputo, poi, non molti mesi dopo lo rifece anche con Rocco e i suoi fratelli durante la prima cinematografica”.

Sono intervenuti nella conversazione i nipoti Anna Gastel (presidente MiTo) “Luchino non  ha avuto figli biologici, ma artistici. Furono Zeffirelli e Rosi, suoi giovani collaboratori ed assistenti, a raccogliere le due grandi metà del genio di Visconti: il melodramma e i temi sociali. [...] La Musica fu il grande filo conduttore della sua vita e della sua opera. Figlio e nipote di musicisti, da giovanissimo suonava eccellentemente il violoncello, e la sua sensibilità per la musica si è sempre palesata tanto nei suoi film quanto naturalmente a teatro” e Giovanni Gastel (fotografo di moda)

“Da anni mi impegno in una lotta per restituire a Luchino la sua personalità, purtroppo viene spesso confuso con i suoi personaggi. Non era un intellettuale ripiegato su sé stesso, e pur essendo Conte, scrisse un famoso articolo in cui invitava gli italiani a votare per la Repubblica, era comunista, venne picchiato dai nazifascisti e scontò un periodo della sua vita in galera. [...] In tutti i campi in cui Luchino è intervenuto non ha lasciato le cose come erano. Ai cineasti delle successive generazioni di tutto il  mondo, ha lasciato il Metodo di Adesione assoluta all’opera. I suoi attori non dovevano recitare, dovevano essere”.

Ad affiancare i familiari di Visconti, intervistati da Maurizio Porro, furono Filippo Crivelli (regista e collaboratore di Visconti) “Luchino difendeva chi lavorava con lui, sopratutto i più giovani. Tutelava i suoi collaboratori” e Caterina D’Amico (responsabile scientifico dell’Archivio Luchino Visconti conservato presso la Fondazione Istituto Gramsci) “Visconti non era affatto maniacale, era lucido e razionale. Purtroppo era considerato un pericoloso sovversivo, che doveva essere arginato, demonizzato dalla società. Quando questa si rese conto che era impossibile placarne il genio, ha incominciato ad etichettarlo come decadente, ma lui voleva essere un Provocatore. La sua opinione era che l’arte doveva dividere e non unire, era appunto soddisfatto quando metà della sala applaudiva la sua opera e l’altra metà la fischiava. [...] Mia madre (Suso Cecchi D’Amico) e Luchino Visconti si conobbero in una galleria d’arte a Roma, e fecero subito amicizia. Avevano molti amici in comune, tutti i libri che avevano letto. Anche mia madre suonava e inoltre aveva sposato un musicista. Mio padre era malato e lei doveva mantenere due bambini, i miei fratelli, aveva quindi un grande bisogno di lavorare. Luchino le chiese di tradurre alcune opere, e non molto tempo dopo Carlo Ponti le propose di incominciare a scrivere per il Cinema ed i primi film a cui collaborò furono Ladri di biciclette e L’onorevole Angelina. Quando Visconti si accostò a Bellissima, dopo aver comprato il soggetto da Zavattini offrirà la sceneggiatura a mia madre. Si davano del lei, si sono sempre dati del lei, probabilmente per civetteria, perché Luchino era un tipo che dava del tu, ma lei lo ha sempre chiamato Conte e lui l’ha sempre chiamata Susanna, mai Suso, nonostante Susanna non fosse il suo nome”.

Ad una domanda dal pubblico nei riguardi della condizione odierna del Cinema italiano intervennero Giovanni Gastel e l’altro ospite, il regista e sceneggiatore Marco Tullio Giordana. Mentre Gastel si limitò a definire quello attuale come un Cinema involuto, cioè rinchiuso in sé stesso, un’arte che non pone più lo sguardo su tematiche universali e che ha bisogno di nuovi talenti che conoscano così tanto bene la tecnica da dimenticarla creando qualche cosa di nuovo, Giordana ricorda come negli altri paesi, l’amministrazione ha negli anni fatto in modo di preoccuparsi della formazione, della cultura e della tutela dei professionisti, proteggendo così la tradizione cinematografica di un paese e il suo avvenire. Aggiunse quindi, che oggi giorno il cinema italiano si fa per la televisione, la quale finanziandolo gli impedisce di sperimentare, facendo in modo che le opere siano fatte per uno spettatore che deve essere rassicurato e non invitato a riflettere.

Durante la giornata si è tenuta una sessione di studio riservata agli studenti della Scuola con la proiezione della copia restaurata a cura della Cineteca di Bologna di Rocco e i suoi fratelli, introdotta da Luchino Gastel, regista e nipote di Visconti e Gianluca Farinelli, direttore della cineteca di Bologna, accanto a due momenti di approfondimento dedicati al cinema di Visconti a cura dei docenti della Scuola.

In chiusura sono stati proiettati “Esercizi di fotografia”, lavori realizzati dagli studenti della Scuola ispirati al cinema di Visconti.

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