A Al via a Roma la XV edizione di Asiatica Film Mediale.

Al via a Roma la XV edizione di Asiatica Film Mediale.

 

Prende il via questo fine settimana, per concludersi sabato 4 ottobre, la quindicesima edizione di una rassegna cinematografica ormai tradizionale per Roma. Pur fra tante difficoltà politiche e burocratiche - come i rappresentanti delle istituzioni e lo stesso direttore Italo Spinelli non nascondono, in occasione della presentazione del programma alla stampa - il festival è riuscito a sopravvivere di anno in anno, pur non usufruendo di fondi particolarmente cospicui.

Il sito di Asiatica Film Mediale non è aggiornato, tuttavia è possibile visionare il programma della rassegna alla sua pagina facebook  (link https://www.facebook.com/media/set/?set=a.659851057461466.1073741826.276414879138421&type=1).

Accanto alle due selezioni in concorso (sette lungometraggi e sette documentari), e ad alcune proiezioni speciali fuori concorso, un consistente focus verrà quest’anno dedicato all’Indonesia. Ben sette i lungometraggi del paese del sud est asiatico, a cui si aggiungono numerosi cortometraggi e documentari, per un totale di 21 opere. Al cinema, si accompagna al MACRO la mostra SHOUT!, curata da Bryan Collie e Santy Saptari, occasione per conoscere linguaggi e orizzonti creativi provenienti dall’Indonesia, culla di molte culture e tradizioni etniche. Undici gli artisti indonesiani le cui opere saranno esposte: Andita Purnama, Aditya Novali, Angki Purbandono, Bestrizal Besta, Erika Ernawan, I Gusti Ngurah Udiantara, Gatot Pudjiarto, Gusmen Heriadi, Maria Indriasari, Sigit Santoso e Yudi Sulistyo.

Concentrandosi sull’offerta cinematografica, sempre nel focus sull’Indonesia spiccano due pellicole di Hanung Bramantyo (Soekarno, che racconta la storia del primo Presidente dell’Indonesia post-coloniale, e (?) Question Mark, che si confronta con il pluralismo indonesiano e con la problematica dell’islamismo più radicale). Entrambi i film hanno un taglio rivolto al mercato (il modello è Hollywood): loro produttore, il magnate dei media, dell’editoria e dello sport Erick Thohir, da noi famoso come Presidente dell’Inter, che sarà ospite della rassegna. Sempre il focus Indonesia sarà l’occasione per poter vedere anche il film del 1954  After the Curfew di Usmar Ismail, pietra miliare del cinema indonesiano, così come l’ultima fatica del pluripremiato regista Yosep Anggi Noen, Peculiar Vacation and Other Illnesses.

Tra film in concorso e fuori concorso, un posto speciale spetta all’Iran con tre lungometraggi, ed è notevole la presenza della Mongolia con due film.

L’Iran è presente nel concorso dei lungometraggi con I’m not angry! di Reza Dormishian, che racconta la rabbia compressa di un ragazzo in un mondo di continue negazioni, e nel concorso dei documentari con The 17s di A.A. Firozabad e A. Shahebrahimi (ritratto delle frustrazioni degli adolescenti di Teheran) e con Profession Documentarist, che raccoglie sette racconti autobiografici di registe donne.

Dalla Mongolia arrivano invece  Remote Control di B. Sakhya (coproduzione mongolo-tedesca) e The 7th Flavour di Feng Ya Ping, film di ambientazione mongola e di produzione cinese, che racconta il confronto fra un dottore esperto in medicina tradizionale mongola e un allievo moderno. Entrambi i film sono fra i sette del concorso principale.

Nel suo complesso, il programma si concentra su cinematografie o autori (in taluni casi esordienti) per la maggior parte lontani dai percorsi presenti nei festival di maggiore richiamo (consentendo così la preziosa opportunità di entrare in contatto con opere altrimenti davvero invisibili). I paesi da cui provengono gli altri lungometraggi sono il Libano, l’Afghanistan, la Birmania, la Thailandia, l’India, il Pakistan, Taiwan e la Corea del Sud. Non è possibile individuare, sulla carta, quali opere possano essere meritevoli di un interesse particolare, ma spiccano almeno quattro pellicole. Anzitutto, il film indiano Before My Eyes diretto da Rajat Kapoor, un attore celebre nel cinema mainstream del subcontinente, che da qualche anno si è aperto un varco nel cinema indipendente come regista. Quindi, due proiezioni fuori concorso: il pakistano Run for your life di M. Gaur e F. Nabi, che ha partecipato alla selezione per il premio oscar come miglior film straniero nel 2014, e Ikal Mayang: Unspoken Truths, opera collettanea di registe donne di sei diversi paesi del sud-est asiatico: Malesia, Indonesia, Brunei, Singapore, Filippine e Thailandia). L’occasione per poter assistere alla proiezione di tutte tre queste pellicole sarà sabato 4 ottobre al Teatro Ambra, nella stessa sede e giornata che vedrà la cerimonia di premiazione.

Ultima pellicola che suscita, sulla carta, un particolare interesse, è Playing With Fire, della regista greca Anneta Papathanassiou, che racconta di un gruppo di giovani ragazze afghane le quali hanno il coraggio di cimentarsi nella recitazione teatrale al costo anche della vita.

Ciascuna pellicola verrà proposta in una prima e una seconda visione, e sarà presente, in una delle due proiezioni, almeno un esponente del cast. Il festival si tiene presso tre sedi distinte: il museo MACRO, il Teatro Ambra alla Garbatella e il Teatro Palladium. L’ingresso alle proiezioni è libero. Si segnala ad ogni buon conto che tutti i film proiettati al MACRO sono in versione originale con sottotitoli esclusivamente in inglese. Per chi vorrà concentrarsi sui lungometraggi di finzione, le sedi di riferimento saranno i due teatri (il Palladium è coinvolto solamente sabato 27 e domenica 28); chi è invece maggiormente interessato ai documentari, dovrà tenere presente soprattutto la programmazione del MACRO.

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